2017-04-24 15:38:00

Ucraina: muore osservatore Ocse. Usa promuovono dialogo


Un osservatore dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OCSE) di nazionalità statunitense ha perso la vita in Ucraina per lo scoppio di una mina nella regione di Lugansk, una delle zone in cui si confrontano militarmente l’esercito di Kiev e i separatisti filorussi. In concomitanza con questo episodio Washington chiede ai miliziani e a Mosca di fare un primo passo per imbastire un dialogo per la soluzione del conflitto. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Nicolò Sartori, ricercatore presso l’Istituto Affari Internazionali (IAI):

R. – Il conflitto in Ucraina ultimamente è passato in secondo piano probabilmente per le vicissitudini soprattutto legate alla Siria e alle conflittualità sul conflitto siriano tra Mosca e gli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Ucraina, c’è stata la sensazione che la presidenza Trump potesse portare ad una sorta di pacificazione, però, potenzialmente più favorevole alla Russia nella regione, quindi con delle perdite strategiche per il governo centrale di Kiev. Ad esempio è di pochi giorni fa la notizia che l’amministrazione Trump sarebbe pronta a nominare una specie di special envoy per l’Ucraina, proprio con l’obiettivo di istituire un dialogo diretto con il Cremlino. Quindi qualcosa si sta muovendo, però una sorta di dimostrazione di forza da parte di Trump nel conflitto siriano ha probabilmente cambiato in parte questi equilibri che si stanno creando nel dossier ucraino.

D. – Che cosa tiene ancora in piedi il conflitto in Ucraina? Aspetti di tipo economico, territoriali, politici, cos’altro …

R. – È tenuto in pedi da uno strisciante equilibrio delle forze. Sicuramente ci sono delle questioni identitarie e locali dove cittadini o comunque paesi, aree a maggioranza russofona, ormai tengono il controllo del territorio, ovviamente supportati in modo più o meno diretto dalla Russia, che ha come obiettivo quello di mantenere un’Ucraina debole, divisa, perché un Paese forte e riunito sarebbe una minaccia per i suoi interessi strategici soprattutto per il fatto che potrebbe poi magari ambire, una volta riunita, ad un processo di avvicinamento all’Unione Europea. La Russia è grande esperta nelle aree limitrofe al suo grande territorio nel mantenere dei conflitti congelati… E l’Ucraina sicuramente è in questa strategia della Russia, che è quella di mantenere un cuscinetto di sostanziale instabilità controllata e a basso livello di intensità, che non permetterebbe all’Ucraina passi spediti verso un avvicinamento all’Unione Europea e all’Occidente.

D. - Come dire che la Crimea non rientrerà più sotto la sovranità di Kiev?

R. - Probabilmente la Crimea è una partita persa. Si potrebbe, forse, pensare, sperare a qualcosa di meglio per la aree del Dombass, le aree dell’Ucraina orientale, ma al momento la situazione è molto difficile; Putin è particolarmente forte nell’area e l’Unione Europea è sostanzialmente assente. Gli Stati Uniti potrebbero mettere sul piatto un accordo sull’Ucraina per puntare su altri obiettivi strategici, ad esempio il Medio Oriente e quindi il Dombass e la parte orientale dell’Ucraina potrebbero andare a perdere da queste azioni. 








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