Essere missionari nel mondo digitale per far incontrare il “popolo della Rete” con Gesù Cristo. E’ l’esortazione di mons. Dario Edoardo Viganò oggi all’apertura al IV Seminario dei Comunicatori della Chiesa in Cile. L’evento, promosso dalla Conferenza episcopale cilena e dalla Pontificia Università Cattolica del Cile, riunisce 450 comunicatori cattolici e non che, per due giorni nell’ateneo pontificio di Santiago del Cile, si confronteranno sul tema “Comunicare per costruire una cultura dell’incontro”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Non possiamo pensare di rimanere solo spettatori di una rivoluzione che cambia la mente, il cuore, la vita delle persone, senza domandarci come entrare in contatto con il popolo della Rete” al quale “siamo mandati per annunciare il Vangelo e testimoniare la fede nel Signore Risorto”. E’ quanto affermato da mons. Dario Edoardo Viganò all’Università Cattolica del Cile, aprendo con il suo intervento il IV Seminario della Comunicazione della Chiesa cilena. Il prefetto della Segreteria per la Comunicazione ha sottolineato che, a soli 25 anni dall’irrompere del World Wide Web, la Rete ha cambiato le nostre società “e non possiamo illuderci che non modifichi la Chiesa, il nostro modo di pensare e di vivere nella comunità cristiana”. Ha così rammentato che Papa Francesco ha messo in guardia dal “rischio reale che noi non riusciamo più a essere testimoni di Cristo nel mondo digitale”.
Essere missionari anche nella Rete, imparare i linguaggi dei media digitali
Se vogliamo essere “missionari” in questo mondo, ha quindi affermato mons. Viganò,
“è necessario che ne conosciamo le culture e i linguaggi, compresi i linguaggi, i
simboli, la grammatica dei media digitali, in rapida e costante evoluzione”. Il Papa,
ha proseguito, “ci invita a riflettere seriamente sulla necessità di diventare pastori
digitali”, “internet non basta, la tecnologia non è sufficiente” e tuttavia è
“indispensabile” che la Chiesa sia presente nella Rete, “sempre con stile evangelico”.
Per questo, ha ripreso il capo dicastero vaticano, “è necessario che ci mettiamo in
ascolto, così da intercettare le modalità attraverso le quali è possibile giungere
al cuore del Popolo di Dio, per seminarvi la Parola e proclamare il messaggio della
misericordia del Padre”.
Portare il Vangelo nell’ambiente digitale, favorire l’incontro con Cristo
Oggi, è stata la sua esortazione rivolgendosi ai comunicatori cileni, è necessario
favorire “l’incontro con Cristo nel mondo digitale”, è necessario dunque che “i nostri
sforzi missionari tengano conto della rete e delle sue opportunità per mettere in
contatto con Gesù Cristo e con una Chiesa viva”. Riprendendo così il messaggio di
Benedetto XVI per la 44.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, ha sottolineato
che “quanto più le moderne tecnologie creeranno relazioni sempre più intense e il
mondo digitale amplierà i suoi confini, tanto più” i sacerdoti saranno chiamati a
“occuparsene pastoralmente, moltiplicando il proprio impegno, per porre i media al
servizio della Parola”. Non si può considerare il Web “solo come uno spazio da occupare”.
Nel mondo digitale, bisogna invece essere presenti “nella costante fedeltà al messaggio
evangelico”, avvalendosi “accanto agli strumenti tradizionali, dell’apporto” della
“nuova generazione di audiovisivi”.
Collaborazione con i laici per evangelizzare la piattaforma digitale
Mons. Viganò ha così messo l’accento sull’importanza della collaborazione con i laici.
“La lungimiranza di un pastore – ha osservato – si misura anche dalla sua capacità
di trovare collaboratori” che sappiano “costruire le piattaforme digitali per una
nuova forma di evangelizzazione”. Seguendo le indicazioni di Francesco ha quindi suggerito
alcune proposte per “partecipare al mondo digitale, in chiave pastorale”. L’ingresso
dei cristiani nella rete, ha evidenziato, “dovrebbe distinguersi per un quid che
denota assoluta originalità e immediatamente rimanda Oltre e ad Altro”. Una capacità
di “scuotere le coscienze, di risvegliare le menti, di porre degli interrogativi che
suscitano l’attenzione anche di chi normalmente frequenta la piazza della città e
non la chiesa”.
Ascoltare i giovani nel Web, non bastano strategie di comunicazione
“Dobbiamo costruire nuove chiese e nuove cattedrali”, ha detto, “costruirle in rete”.
Questo, ha proseguito, “non significa che mandiamo in disuso le nostre chiese parrocchiali
e le cattedrali secolari, ma è necessario avvertire la sollecitudine di andare là
dove le persone si incontrano”. Certo, ha rilevato, non si deve pensare che “si possano
risolvere i problemi pastorali della Chiesa con semplici strategie di comunicazione”.
Ciò che è importante, ha aggiunto, “è maturare la convinzione che il mondo digitale
è una realtà, verso la quale abbiamo delle responsabilità attinenti alla nostra missione
di annunciatori del Vangelo”. Né ha mancato di rammentare che nel documento preparatorio
del Sinodo dei Vescovi sui giovani, si richiede un’attenzione particolare proprio
per i nuovi media. In particolare ha esortato ad essere sulla rete “esploratori e
non nomadi”. “Il nostro compito – è stata la sua riflessione – è quello di educare
a diventare cercatori: “l’esploratore” infatti “ha una propria identità” mentre il
nomade “può essere indotto a guardare più a se stesso”.
La riforma dei media vaticani per servire con competenza la Chiesa
Papa Francesco, ha concluso, “sembra suggerirci l’idea che il valore della comunicazione
è costruito sulla attendibilità e sulla credibilità”. Dunque, “se vogliamo essere
testimoni, non possiamo venir meno all’impegno di essere affidabili e credibili”.
Questo binomio, ha detto, deve diventare come il “logo della nuova missione che ci
attende”. Parlando poi della riforma dei media vaticani, mons. Viganò ha affermato
che “la professionalità e la passione dei giornalisti che lavorano al progetto del
nuovo sistema comunicativo della Santa Sede rendono possibile un processo assai complesso
e difficile”. Come sempre, ha poi precisato il prefetto della Segreteria per la Comunicazione,
“i processi avviati da Papa Francesco di riforma della Curia non sono processi contro
la Curia ma un ripensare a come sempre meglio servire con puntuale e sollecita competenza
la Chiesa universale”. Mons. Viganò ha infine ringraziato mons. Claudio Maria Celli
- che nella veste di presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali
è stato più volte in Cile per incontrare i comunicatori del Paese - per l’aiuto dato
nei primi passi che la riforma ha mosso e sta muovendo.
All the contents on this site are copyrighted ©. |