Per promuovere un autentico sviluppo dei popoli indigeni si deve rispettare un fondamentale equilibrio: si deve armonizzare il loro diritto allo sviluppo culturale e sociale con quello economico. E’ quanto ha affermato mons. Bernardito Auza, nunzio apostolico e osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo ieri a New York ad un dibattito incentrato sul tema: “Decimo anniversario della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti delle popolazioni indigene: le misure adottate per attuare la dichiarazione ".
Si rispettino i diritti dei popoli indigeni
Il presule ha sottolineato, in particolare, che lo sforzo di armonizzazione tra diversi
e cruciali ambiti di sviluppo è particolarmente evidente quando si pianificano attività
economiche che possono interferire con le culture indigene. Se non si tiene conto
dei diritti dei popoli indigeni – ha avvertito il nunzio – si possono generare conflitti
di interessi.
Il Papa portavoce dei popoli indigeni
Mons. Auza, ricordando che il Papa ha più volte espresso il desiderio di farsi portavoce
delle istanze dei popoli indigeni, ha aggiunto che tali comunità dovrebbero essere
i principali partner in caso di progetti che riguardano le loro terre. In particolare,
“un consenso preventivo e informato” di tali popolazioni deve accompagnare tutte le
iniziative che le riguardano. Si tratta – ha osservato mons. Auza – di un principio
previsto nell’articolo 32 della Dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni.
La terra non è una merce
Come ha affermato il Papa – ha detto il presule – la terra non è una merce ma un dono
di Dio e dei loro antenati. Tuttavia, in varie regioni del mondo aumentano le pressioni
affinché abbandonino le loro terre per far spazio a progetti agricoli e minerari.
Iniziative – ha rimarcato mons. Auza – che vengono intraprese senza tener conto della
necessità di preservare le tradizioni e le culture dei popoli indigeni che hanno vissuto
in quelle terre da tempi immemorabili.
Si rispetti l’identità indigena
La Santa Sede – ha aggiunto il nunzio - vede dunque con favore le politiche nazionali
che prevedano sia consultazioni sia il consenso informato dei popoli indigeni prima
che i progetti nelle loro terre siano approvati e attuati. Inoltre, devono essere
sviluppate linee guida che rispettino l’identità indigena. Questo significa riconoscere
che le comunità indigene sono parte della popolazione. Significa impedire una loro
ulteriore marginalizzazione. Significa, soprattutto, promuovere una loro piena integrazione
nella società.
Le comunità indigene meritano sostegno
Il rispetto per l’identità degli indigeni – ha concluso mons. Auza - favorisce anche
il rispetto della nostra casa comune. Le comunità indigene sono infatti contraddistinte
da una più spiccata responsabilità, da un senso di comunità più forte, da una maggiore
solidarietà intergenerazionale. E sono veramente interessate a prendersi cura dell’ambiente
per il bene delle future generazioni. Questi valori, profondamente radicati nelle
tradizioni e nelle culture indigene, devono essere presi ad esempio. I popoli indigeni
– ha detto infine il presule - meritano non solo il nostro rispetto, ma anche gratitudine
e sostegno. (A cura di Amedeo Lomonaco)
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