2017-04-26 07:27:00

Venezuela, ancora proteste. La solidarietà del Papa al card. Urosa


In Venezuela continuano le proteste contro il governo del presidente Nicolas Maduro. 26 le persone rimaste uccise dall’inizio delle contestazioni, il 4 aprile, almeno secondo un bilancio ufficiale. Il Paese è stritolato da una pesante crisi economico-alimentare. In questo clima il Papa ha espresso vicinanza all’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa Savino per l’aggressione anti-religiosa e anti-ecclesiale nella Basilica del Nazareno. Massimiliano Menichetti:

L'opposizione anti-Maduro in Venezuela non cede e continua le proteste di piazza, per oggi a Caracas è previsto l’undicesimo corteo. Negli scontri seguiti alle manifestazioni, che sono iniziate il quattro aprile, finora sono morte 26 persone. Le forze di centro-destra accusano Maduro di aver determinato una crisi economica pesantissima, sfociata nella mancanza di cibo, medicine e beni di prima necessità. Dura la repressione del capo dello Stato, che respinge la richiesta di elezioni anticipate. A fianco della gente anche i vescovi venezuelani, per i quali “la protesta civile e pacifica non è un crimine, ma un diritto”. In questo clima, in cui sono state attaccate anche delle chiese, il cardinale arcivescovo di Caracas, Jorge Urosa Savino, ha condiviso la telefonata, della scorsa settimana, del cardinale Pietro Parolin, in cui il segretario di Stato vaticano ha espresso, a nome del Papa, solidarietà e vicinanza. Sul fronte politico internazionale intanto, questa notte, il ministro degli Esteri, Delcy Rodriguez, ha minacciato il ritiro del Venezuela dall'Organizzazione degli Stati americani. Sedici i Paesi dell'Osa che hanno chiesto, per oggi stesso, la convocazione urgente di una sessione straordinaria del Consiglio permanente, per esaminare proprio la situazione del Paese latino americano.

Sulla situazione nel Paese latino-americano, Giancarlo La Vella ha intervistato Ingrid Dussi dell’Ali, Associazione Latino-Americana Italia:

R. – Il Venezuela è rimasto dimenticato per tantissimo tempo, la gente è veramente esasperata dalle difficoltà. O si muore in queste manifestazioni, oppure si muore per mano della criminalità: 29 mila i morti ammazzati l’anno scorso. Senza contare i morti negli ospedali. Poi c'è un gravissimo aumento di mortalità neonatale, che ci ha portato alle cifre di 50 anni fa. Noi abbiamo assolutamente bisogno che la comunità internazionale si muova, che faccia qualcosa. Io non saprei dire esattamente cosa, però la popolazione venezuelana non è disposta a cedere e starà in strada finché questo governo non si dimetterà. E non riusciamo a capacitarci perché la comunità internazionale stia in silenzio. Allora, noi abbiamo veramente bisogno di due cose: canali umanitari che portino cibo e medicine e, in questo momento, tutti quei presidi sanitari che servono per i feriti. Per cui, io penso che sia il momento di non lasciare il Venezuela come mera notizia che riempie un buco al posto di una notizia su un attore famoso, perché questo è quello che sta succedendo.

D.  - Quali sono le immagini più emblematiche di questa dolorosa crisi venezuelana?

R. - Abbiamo visto l’immagine di quella signora, che avrà avuto più di 70 anni fermarsi e che, come quello studente in piazza Tiananmen, si è messa davanti a un blindato: è stata arrestata. Il ragazzo che si è denudato per dire “basta”… Anche le stesse forze dell’ordine, anche l’esercito, non ne possono più, però hanno paura. Ci sono già state diserzioni. Ci sono immagini in questi giorni di bambini… nella stazione dell’autobus c’è un bambino di due e tre anni che dorme lì… E parlo di bambini senza genitori.

D.  - Si stanno verificando episodi antireligiosi, sono state attaccate chiese: perché stanno avvenendo questi episodi?

R. - Perché il cardinale Porras, presidente della Caritas Venezuela, si è dichiarato apertamente contro il modo di fare di questo governo. Quando la Chiesa, i suoi fedeli, si dimostrano contrari a questo regime incominciano a essere attaccate anche le chiese, le funzioni religiose. E io penso che le chiese siano diventate obiettivo di violenze perché i religiosi stanno supportando le manifestazioni, stanno pregando per la pace. Per questo incominciano ad attaccare la Chiesa e le funzioni religiose e le Messe che si stanno svolgendo anche per commemorare i defunti e per pregare, affinché Dio illumini questi governanti.








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