2017-04-28 07:30:00

Il Papa: vado in Egitto come pellegrino di pace


Mi recherò "pellegrino di pace nell’Egitto di pace": così il Papa in un tweet alla vigilia del suo 18.mo viaggio internazionale. Ieri sera Francesco si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per affidare questa nuova missione alla Salus Populi Romani. Tutto il Paese è pronto ad accoglierlo. Un viaggio all’insegna del dialogo e della fraternità, in un momento molto difficile per questa terra, ferita dagli attentati terroristici che hanno colpito la minoranza cristiana, ma le cui conseguenze vengono pagate da tutta la popolazione. Il Pontefice, secondo il programma del viaggio, arriverà al Cairo alle 14.00 di oggi e rientrerà a Roma alle 20.30 di domani. Il servizio del nostro inviato Stefano Leszczynski:

La grande arteria stradale, che dall’aeroporto internazionale del Cairo porta verso il cuore di questa metropoli egiziana di oltre 10 milioni di abitanti, è interamente tappezzata di manifesti con il logo della visita apostolica di Papa Francesco. “Il Papa della pace, in un Egitto di pace”, un titolo questo che piace molto agli egiziani, che avvertono forte come mai il bisogno di tornare alla normalità, anche economica ed internazionale. I cristiani sono ovviamente i più felici per questo viaggio dai molti significati: pastorale, ecumenico, interreligioso e anche politico.

Il presidente Abdel-Fattah Al-Sisi, il primo ospite che il Papa incontrerà, punta molto sul rilancio dell’immagine del Paese, grazie anche all’iniziativa promossa dal grande imam della Moschea di al Azhar, Ahmad Al-Tayeb, che ha convocato una Conferenza internazionale sul tema della pace, invitando anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo. A rispecchiare chiaramente le speranze e il clima della visita del Papa è la notizia che a presenziare alla Messa di sabato mattina presso lo stadio dell’aeronautica militare - con una capienza di circa 20mila persone - ci saranno praticamente tutti i protagonisti di questo viaggio: oltre alla piccola comunità cattolica, anche molti copti ortodossi e cristiani di altre Chiese e anche musulmani, oltre a quelli delle nutrite delegazioni ufficiali. Le misure di sicurezza nella capitale sono state portate a livelli molto alti, anche se con una presenza discreta, in ogni luogo della città. Una scelta che ben si accorda con quella di Papa Francesco di effettuare tutti gli spostamenti su una vettura di serie, non blindata.

Sull'attesa in Egitto ascoltiamo il rettore del Seminario copto cattolico del Cairo, padre Toma Maher Adly Zaky:

R. – Tutto il Paese è molto, molto contento di ricevere una grande persona. Infatti il Papa non è solo un capo religioso, ma una persona che rappresenta la pace, la tolleranza, il mondo, ed ha un peso morale molto importante nel mondo. Per questo tutto il Paese è molto contento. Infatti il governo è molto disponibile a ricevere il Papa. La visita ha quattro aspetti. Il primo aspetto è il rapporto con lo Stato: il Papa celebra con lo Stato egiziano il 70.mo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede ed Egitto. Il nostro presidente è andato in visita dal Papa e il Papa ricambia la sua visita venendo qui. Per questo la sua visita è molto importante per lo Stato e per la Chiesa cattolica qui in Egitto. Infatti la visita del Papa incoraggia tutta la Chiesa cattolica che desidera vivere la sua fede in pace. Poi incoraggia la comunità cattolica qui in Egitto a continuare a lavorare per lo sviluppo e per la diffusione dei valori della Chiesa cattolica nella società egiziana. La visita è molto importante anche dal punto di vista del dialogo interreligioso: il Papa incontrerà il Grande Imam di Al Azhar, che è il capo religioso dei sunniti ed è molto rispettato dal mondo musulmano. L’altro aspetto importante è quello ecumenico: Papa Francesco incontrerà Papa Tawadros, il Papa dei copti ortodossi e dopo l’incontro ci sarà un incontro ecumenico con tutti i capi dei cristiani non cattolici in Egitto. Per questo la visita è molto importante.

D. - Tutti abbiamo visto in questi giorni che ci sono state comunque delle tensioni nel Paese, ci sono stati attacchi contro i cristiani da parte di alcune frange estremiste minoritarie. Ma come si sta vivendo, che clima c’è oggi in Egitto alla vigilia dell’arrivo del Papa?

R. - Non si sente la tensione. La verità è che in Egitto la maggioranza dei musulmani sono moderati. Noi cristiani viviamo qui in Egitto come egiziani: noi siamo egiziani, non ci sentiamo una minoranza e il governo e il popolo musulmano non ci trattano come tale, no. Noi siamo tutti cittadini egiziani: cristiani o musulmani. Il problema da noi in Egitto è che ci sono dei terroristi che hanno un’agenda politica. Utilizzano gli attacchi nelle Chiese per far sì che il tutto il mondo parli di loro. Però, davvero, l’anno scorso abbiamo avuto molti martiri musulmani e nessuno parla di loro. Nel Nord del Sinai, dove ci sono i terroristi, c’è la lotta fra l’esercito e i terroristi, lì sono morti più di cento soldati e ufficiali; erano tutti musulmani, ma nessuno parla di loro. Però, come dice sempre Papa Francesco, non c’è una religione terrorista, ci sono dei terroristi che hanno un’agenda politica. E tutti noi soffriamo per questo terrorismo. Il Papa e il Grande Imam vogliono diffondere un messaggio di pace per tutte e due le religioni.








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