2017-04-28 13:16:00

Golan: tensioni Israele-Siria, tra guerra e rivendicazioni


Continua a salire la tensione al confine tra Israele e Siria. L’esercito dello Stato ebraico, dispiegando il sistema di difesa aerea Patriot, ha “intercettato” quello che ha definito un “bersaglio” sopra le alture del Golan: secondo il Jerusalem Post, si sarebbe trattato di un drone che aveva violato lo spazio aereo israeliano provenendo dalla Siria. L’episodio arriva a poche ore dal bombardamento di un deposito di armi a sud ovest dell’aeroporto di Damasco: il regime siriano ha parlato di un’“aggressione israeliana”. Già in precedenza vi erano state azioni, attribuite allo Stato ebraico, contro istallazioni militari nella Siria centrale e a ridosso del confine con il Libano. Perché dunque questi attacchi? Risponde Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle relazioni internazionali all’università di Firenze, intervistata da Giada Aquilino:

R. - Perché è vero che Israele tradizionalmente ha sostenuto la famiglia Assad però la guerra civile sta portando vicino ai confini di Israele due forze che lo Stato ebraico teme moltissimo, cioè Hezbollah - gli sciiti del Libano - e le guardie rivoluzionarie iraniane. Quindi Israele colpisce per evitare che ciò vada avanti e lo fa anche con un problema politico e militare non da poco, perché non deve interferire con le azioni dei russi. Grosso modo di solito gli israeliani colpiscono a sud della Siria mentre la zona dove operano di più i russi, dove hanno basi, è il nord. In questo modo si evita uno scontro diretto. Il Golan è questione prioritaria per Israele, non solo per la sua collocazione ma anche perché da molti anni, dal 1881, ne hanno assunto ufficialmente amministrazione e giurisdizione; non l’ha mai annesso però non hanno avuto voglia di restituirlo alla Siria, se non in alcuni anni in cui c’erano degli Assad che consideravano affidabili. Poi questa guerra e la presenza di forze come Hezbollah e Iran hanno fatto cambiare gli scenari.

D. – Come possono essere letti questi attacchi?

R.  – Come voglia di ricordare a tutti che, in caso di risoluzione della guerra civile in Siria, Israele non vuole nuovi vicini nella parte siriana del confine che considera nemici, come Hezbollah e come l’Iran. Inoltre nelle ultime ore c’è stato a Washington un incontro tra il ministro dell’Intelligence di Israele e i capi dell’Intelligence Usa e il rappresentante israeliano ha chiesto agli americani di appoggiare l’annessione del Golan, con la piena sovranità di Israele: il che significa annettere un territorio occupato in tempo di guerra, nel 1967.

D. – Ci sono altre potenze regionali che possono condividere gli stessi obiettivi di Israele in questo momento?

R. – Confinanti con la Siria non credo, semmai in modo indiretto, perché naturalmente i sauditi hanno un interesse nella risoluzione a loro favorevole della crisi siriana.

D. – Ci sono rischi che il coinvolgimento di Israele nella guerra siriana possa a questo punto essere più profondo?

R. – I rischi che il coinvolgimento aumenti sono quasi nella natura delle cose, però che questo allarghi il conflitto ad altre forze è meno probabile. Il vero problema di Israele è di evitare di scontrarsi, anche per errore, con i russi.








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