2017-04-28 13:26:00

Usa-Corea del Nord. Trump: conflitto è possibile


Cresce nella comunità internazionale il timore per un conflitto tra Stati Uniti e Corea del Nord. Per la Cina la situazione rischia di andare fuori controllo, mentre la Russia afferma che una guerra sarebbe una vera e propria catastrofe. Mentre Pyongyang afferma che i test nucleari non verranno fermati, continua in Corea del Sud la costruzione dello scudo americano antimissili. Il servizio di Giancarlo La Vella:

Sia Stati Uniti che Corea del Nord sono ben consapevoli che questa volta la possibilità di una guerra è molto concreto. “C’è il rischio di conflitto molto serio”, afferma il presidente Trump, sottolineando che, tuttavia, preferirebbe risolvere la questione del programma nucleare di Pyongyang con la diplomazia. Intanto, il Paese asiatico non recede dai suoi programmi sullo sviluppo delle armi non convenzionali e, addirittura, parla di rischio di olocausto nucleare, chiedendo però il sostegno dell’Asean, l’organizzazione dei Paesi del sud-est asiatico, nel braccio di ferro con Washington. Insomma una situazione difficile. La Nord Corea appare isolata, ormai lontana anche da Pechino, suo alleato storico; gli Stati Uniti proseguono nell’installazione dello scudo di sicurezza, ma per il quale Seul rifiuta qualsiasi coinvolgimento finanziario. Difficoltà di fronte alle quali potrebbe prevalere la scelta negoziale. Ne abbiamo parlato con Fulvio Scaglione, editorialista di Famiglia Cristiana:

R. – In questa crisi ci sono delle variabili difficilmente controllabili. La prima è la natura del regime della Corea del Nord: un mondo abbastanza imperscrutabile e all’apparenza abbastanza folle nelle sue impostazioni, basti vedere gli sforzi che in tutti questi anni, molto tenacemente, la Corea del Nord ha fatto per dotarsi dell’arma nucleare, anche a costo di enormi sofferenze per la popolazione. Non dimentichiamo, infatti, che le spese militari in Corea del Nord sono state privilegiate anche rispetto a carestie che hanno quasi decimato la popolazione. L’altra variabile, difficilmente controllabile, è Donald Trump, perché è chiaro che questo inasprimento delle posizioni militari del capo della Casa Bianca è dovuto anche ai problemi interni che lui ha, e questa svolta militarista gli ha procurato una tregua sul fronte interno. Detto questo, è consolante la posizione di Russia e Cina che, appunto, cercano di fare da moderatori, e in questo hanno un alleato imprevisto, ma importante, nell’apparato militare americano, perché sono ormai molti i generali di alto livello che suggeriscono il dialogo tra Stati Uniti e Cina come mezzo migliore per disinnescare la crisi della Corea del Nord.

D. – Quale potrebbe essere il ruolo della Cina?

R. – La Cina ha cercato di portare alla ragione la Corea del Nord, bloccando l’importazione del carbone, che è la principale voce di export di Pyongyang. Anche Pechino è preoccupata per questa crisi e ha scarsissimo desiderio di vedere la tensione crescere in una zona del mondo che è di sua competenza. Ho anche qualche dubbio sul fatto che la Cina sarebbe disposta a tollerare con il sorriso sulle labbra un’azione militare americana nel suo cortile dietro casa: questo è un altro dei rischi insiti in questa crisi.

D. – Che cosa dire, infine, del rifiuto della Corea del Sud di collaborare economicamente alla costruzione dello scudo antimissile, per una cosa che innanzitutto serve alla propria sicurezza?

R. – Il problema che Trump ha con la Corea del Sud è un po’ lo stesso problema che Trump ha con moltissimi alleati. Anche di recente, quando ha ricevuto il premier italiano, Gentiloni, ha detto che l’Italia pagherà quote aggiuntive per il mantenimento della Nato: beh, mi sembra un po’ avventuroso che questo avvenga. Però, in generale tutta questa politica è una politica che alla fine si morde la coda, perché occorrerebbe una politica inversa, una politica di distensione internazionale che però in questo momento è proprio utopico immaginare.








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