2017-04-29 07:30:00

Commento di don Sanfilippo al Vangelo della III Domenica di Pasqua


Nella terza Domenica di Pasqua, la liturgia ci propone il Vangelo dei discepoli di Emmaus che non riconoscono Gesù risorto che cammina al loro fianco se non quando, a tavola, prende il pane, lo spezza e lo dà a loro. Il Signore scompare ed essi si dicono l’un l’altro:

«Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma:

Come i discepoli di Emmaus, non vediamo Cristo risorto che cammina al nostro fianco quando eventi particolarmente dolorosi ci coinvolgono, e non capiamo quanto ci accade. Come i loro occhi, così i nostri sono incapaci di riconoscerLo, e nel nostro cammino, come fu nel loro, talvolta discutiamo, anche nervosamente, perché dal cuore sorge imperiosa la domanda: “Perché proprio a me? Eppure ho sperato e pregato tanto…”. Il Signore, oggi come allora, si affianca con premura e ci invita a parlare: non vuole che ci isoliamo nel nostro dolore, ma che ci apriamo, ci sfoghiamo, e mette al nostro servizio i suoi ministri per ascoltarci. Poi ci ammaestra, a volte correggendoci con affetto, mostrando quanto sia necessario nella vita attraversare delle prove, portare qualche spina dolorosa, per la nostra salvezza eterna, e non di rado per la testimonianza evangelica che facilita la salvezza altrui. Infine, spezzando le Scritture e il Pane, accende i nostri cuori alla speranza e svela la sua presenza misteriosa in ogni evento. Affiancarsi a chi soffre, stemperare ansia e pena, aprire con la catechesi l’accesso alle Scritture, ai sacramenti, rinfrancando i cuori affranti, sono azioni che esprimono una Carità sublime, necessaria quanto quella che accoglie l’affamato che non ha riparo.








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