2017-05-01 10:00:00

“Cavalieri e Principesse”, un libro sfata le mitologie gender


"Cavalieri e Principesse, uomini e donne sono davvero differenti ed è bello così". E’ il titolo del nuovo libro del sociologo Giuliano Guzzo, pubblicato da Cantagalli. L'autore attinge a studi scientifici che avvalorano le differenze tra i due sessi fin dai primi mesi di vita. Un’analisi che mette a fuoco i vantaggi della complementarità tra maschile e femminile e che affronta il pericolo di quelle che Papa Francesco ha definito colonizzazioni ideologiche. Ascoltiamo Giuliano Guzzo al microfono di Marco Guerra:

R. – L’idea di scrivere “Cavalieri e principesse” è nata dalla mia constatazione che la differenza tra i sessi, tra maschio e femmina, tra uomo e donna, è oggetto oggi di una rimozione o addirittura di una contestazione rispetto a quelle che sono sempre state considerate le basi naturali della differenza tra uomo e donna. Io quindi ho cercato di verificare se davvero un fondamento naturale nei comportamenti, negli atteggiamenti, nel modo di pensare differente tra uomo e donna non ci sia e quindi sia tutto frutto di processi culturali, oppure se invece la natura conti.

D. – Cavalieri e principesse richiama anche l’immaginario dell’infanzia che ultimamente è stato accusato di essere fonte di stereotipi. Ovviamente, educare al genere neutro e cancellare ogni differenza tra sessi non è un mezzo per combattere le discriminazioni …

R. – Da un lato non esiste alcuna ricerca scientifica, sociologica, ad oggi che colleghi un’educazione maschile o femminile, anziché un’educazione neutra, all’insorgere di discriminazioni. Questa è un'ipotesi di lavoro da parte di alcuni, che però non ha nessun fondamento. Quello che invece dall’altro lato è molto chiaro è che l’identità maschile e femminile della differenza presente nella preferenza dei colori dei giocattoli a livello generale, chiaramente si manifesta già nella prima infanzia e quindi tutto ciò mette estremamente in crisi l’ipotesi che la differenza tra i sessi sia solo esito di condizionamenti esterni, sociali, educativi. Non è così e lo dimostrano proprio le ricerche condotte su bambini di due anni di vita o anche prima. Parlare di discriminazione come educazione maschile o femminile, significa dire una cosa che non ha alcuna base scientifica.

D. – Questo volume è frutto di tre anni di ricerche basate su studi scientifici. Che cosa dicono queste fonti?

R. – Dicono che la differenza tra maschio e femmina è una cosa interculturale, quindi si trova in tanti ambiti della vita adulta, ma anche dell’infanzia, in culture diverse tra di loro. Quindi, se fosse solo la cultura a determinare la differenza tra i sessi, questa dovrebbe essere modulata diversamente; invece, ricorre in culture diverse. Un’altra cosa che questi studi dicono in maniera molto chiara è che nonostante negli ultimi anni si vada incontro a una cultura sempre più egualitaria, sempre più per la parità tra i sessi – e giustamente – ebbene, nonostante tutto ciò la differenza tra i sessi rimane. La società va avanti, ma sia tra maschio e femmina nella vita adulta sia tra i bambini e le bambine la differenza tra i sessi rimane. Questo fa capire come non sia la cultura a determinare una differenza che ha anzitutto una base naturale.

D. – Esaltare le differenze invece che mortificarle è una cosa importante anche per valorizzare la persona …

R. – E’ chiaro che nel momento in cui si va a valorizzarle, non soltanto a livello individuale, chiaramente, ma anche a livello di relazione tra maschio e femmina si sottolinea che uomini e donne hanno nella conoscenza reciproca, che la loro differenza rende necessaria, hanno una straordinaria opportunità, dato che l’essere diversi significa anche essere complementari, e quindi trovare un completamento alla propria persona ma anche alla propria esistenza. Perciò, valorizzare la differenza significa ricordare l’importanza di un'alleanza e non di un conflitto tra maschio e femmina. Questo è un dato sicuramente importante che il mio libro “Cavalieri e principesse” tenta di mettere in luce.

D. – Quindi possiamo dire che è un compendio per affrontare questa sfida, questa colonizzazione ideologica che avanza in alcuni settori culturali …

R. – Sì. Il mio libro vuole ricordare che la differenza tra maschio e femmina non soltanto è visibile, cosa che tutti in qualche modo riconoscono, ma ha delle basi naturali. Chiaramente non c’è nessun determinismo biologico alla base del libro; tuttavia, la voglia di ricordare che la natura c’è e conta. Molti dicono: ricordare la differenza vuol dire incoraggiare la discriminazione. In realtà non è vero. Ricordare la differenza vuol dire un dato di natura, mentre la discriminazione è un dato di cultura – questo sì: solo di cultura – e totalmente ingiusto. Infatti nel mio libro chiarisco questa indebita sovrapposizione tra concetti diversi e distinti. Non dobbiamo mollare assolutamente sul piano della discriminazione, che dev’essere qualcosa di contrastato ovunque, ma al tempo stesso non dobbiamo farci abbindolare da chi confonde in maniera molto astuta ma poco fondata il termine discriminazione – che, ripeto, ha qualcosa di culturale – con il termine “differenza” che, a livello dei sessi, è anzitutto un dato di natura.








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