Con varie riflessioni sugli eventi legati alla dittatura militare in Argentina
e con le testimonianze di alcune persone che hanno sofferto le conseguenze di quel
periodo si è aperta ieri, nella città di Pilar, la 113.ma Assemblea plenaria della
Conferenza episcopale argentina. All’inizio della riunione, alla quale partecipano
103 vescovi, è stata approvata una lettera di saluto rivolta a Papa Francesco. E’
stato poi deciso di inviare un messaggio di solidarietà ai presuli venezuelani per
la drammatica situazione che sta vivendo il Venezuela. Al centro dei lavori, anche
la proposta di varie celebrazioni, nel 2020, in occasione del 500.mo anniversario
della prima Messa in terra argentina.
La violenza ha indebolito la nazione argentina
La messa di apertura dell'assemblea, che si concluderà il prossimo 6 maggio, è stata
presieduta da mons. José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz e
presidente della Conferenza episcopale argentina. “Ci siamo abituati - ha detto il
presule - ad una cultura dello scontro”. “La violenza – ha aggiunto – ci ha indebolito
come nazione”. L’arcivescovo ha poi ricordato alcuni passaggi dell’esortazione apostolica
di Papa Francesco “Evangelii gaudium”: “la nuova evangelizzazione sprona ogni battezzato
ad essere strumento di pacificazione e testimonianza credibile di una vita riconciliata”.
Per la Chiesa promuovere la cultura dell’incontro non è una strategia
“È tempo – si legge ancora nell’Evangelii gaudium - di sapere come progettare, in
una cultura che privilegi il dialogo come forma d’incontro, la ricerca di consenso
e di accordi, senza però separarla dalla preoccupazione per una società giusta, capace
di memoria e senza esclusioni”. Per la Chiesa – ha detto infine mons. José María Arancedo
– promuovere una cultura dell'incontro e rafforzare legami sociali di amicizia, come
anche privilegiare la cura per i più bisognosi, non è una strategia, ma un impegno
di fede in Gesù Cristo. (A.L.)
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