2017-05-05 14:07:00

Pakistan: nuovo rinvio per il processo ad Asia Bibi


Nuovo rinvio in Pakistan per il caso di Asia Bibi, la donna cristiana in carcere dal 2010 con l’accusa di blasfemia. L’udienza, prevista per la prima settimana di giugno avrebbe dovuto confermare o meno la sentenza di condanna a morte, comminata nel 2014 e sospesa nel 2015. Come lei, dagli anni ’80, circa 1300 persone sono state coinvolte dalla legge sulla blasfemia, che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte per chi offende Maometto. Il servizio di Michele Raviart:

Il 14 giugno 2009 la cristiana Asia Bibi, lavoratrice agricola, veniva accusata di essere indegna di  trasportare acqua per le sue colleghe musulmane e di aver offeso Maometto nella discussione che ne è seguita. Da allora la donna, madre di cinque figli, è stata picchiata, violentata, condannata e tenuta in carcere in attesa della conferma o meno della sua condanna a morte. Come lei, dagli anni ’80, circa 1300 persone sono state coinvolte dalla legge sulla blasfemia, che prevede l’ergastolo per chi offende il Corano e la pena di morte per chi offende Maometto. Ascoltiamo Shahid Mobeen, professore del pensiero e della religione islamica alla Pontificia Università Lateranense:  

R. – La Corte suprema del Pakistan non riesce a stabilire una data, per cui per ora non si tratta di confermare la condanna a morte oppure annullarla; ci deve essere semplicemente l’udienza per mettere davanti le prove che ovviamente non ci sono, in quanto il caso è stato denunciato alla polizia dall’imam che non era presente sul posto. La seconda questione in discussione è l’attuale crisi del governo in Pakistan a causa della corruzione di cui è accusato il Primo ministro e i suoi figli. In tale situazione di crisi di governo, il caso di Asia Bibi, per ora, è solo messo da parte in quanto ci sono altre priorità. Noi come pakistani cristiani chiediamo l’intervento del Ministero per i diritti umani perché una persona innocente come Asia Bibi è in prigione sulla base di false accuse.

D. - Un’eventuale soluzione del caso Asia Bibi, e noi tutti speriamo con la sua liberazione, che conseguenze potrebbe avere in Pakistan?

R. - Asia Bibi non avrebbe molte possibilità di rimanere viva dopo la liberazione dalla prigione, perché anche se la prigione l’ha fatta soffrire a livello psicologico e a livello fisico, e malgrado l’insicurezza che lei vive 24 ore su 24 e la lontananza da suoi famigliari, allo stesso momento la protegge, in quanto tenerla in vita è diventato un caso simbolico. Per cui le istituzioni del Pakistan hanno interesse a difendere l’immagine del Paese e tenerla viva, ma nel caso in cui fosse liberata lei non potrebbe vivere una vita serena e tranquilla, perché poi i gruppi fondamentalisti cercheranno di agire contro la vita di Asia Bibi e dei suoi famigliari.

D. - In che condizioni si trova ora Asia Bibi che, ricordiamo, è in carcere ormai da circa sette anni?

R. - Ringraziando Dio, a livello fisico e psicologico sta bene, spera sempre che si possa arrivare alla sua liberazione, ma purtroppo la crisi governativa attuale ha allontanato questa speranza.

D. - Qual è la situazione dei cristiani in Pakistan e ancora più in generale quella di chi è sottoposto alla legge sulla blasfemia?

R. - Per i cristiani la situazione in Pakistan non è di semplice discriminazione. Quando un cristiano è falsamente accusato di blasfemia, non viene solamente preso di mira il singolo accusato, ma l’intera comunità ne soffre le conseguenze; noi abbiamo l’esempio di interi quartieri che sono stati bruciati, la coppia bruciata viva nella fabbrica dei mattoni è un altro esempio. Per cui in Pakistan non si può dire che c’è solamente discriminazione, ma è in atto una persecuzione. Lo Stato e il governo cercano di difendere le minoranze religiose, ma purtroppo alcune leggi che furono introdotte dagli anni ’70 in poi non permettono una certa libertà religiosa in Pakistan.

D. - Delle oltre 1300 persone coinvolte sulla legge sulla blasfemia però nessuna è stata effettivamente condannata a morte …

R. - Non è stata eseguita ancora nessuna condanna a morte, ma l’iter giuridico è solamente il passo successivo, perché ci sono omicidi extragiudiziali, ci sono dei casi risalenti agli anni ’80 e ’90 dove l’accusato di blasfemia viene ucciso per strada durante il percorso casa–tribunale o addirittura dopo l’udienza presso il tribunale per le false accuse di blasfemia.








All the contents on this site are copyrighted ©.