2017-05-08 18:23:00

Salone del libro di Torino, direttore: non solo vetrina


Con Nicola Lagioia, direttore del Salone del Libro di Torino (18-22 maggio), esploriamo il programma di quella che sarà la trentesima edizione dal titolo "Oltre il confine" e che si propone già da mesi di attivare tutti i luoghi della città, periferie comprese, affinché non sia solo una vetrina editoriale. Tra le iniziative che vanno in questa direzione, quella di una ventina di librai torinesi che, unitamente a un centinaio di bibliotecari, si sono consorziati creando una libreria visitabile al Lingotto nei giorni del Salone e poi permanente. "Noi abbiamo offerto il territorio per innescare un meccanismo che si spera virtuoso", spiega Lagioia.

Dopo l'esperienza non entusiasmante a Milano nelle scorse settimane, con che animo e aspettative vi apprestate ad inaugurare il Salone torinese?: "Io dico: che si moltiplichino pure i saloni, purché in una cornice di pace". E ricorda che già in tempi non sospetti lui si è più volte espresso a favore della nascita di un salone al Sud, proprio dove si registrano gli indici più bassi di lettura e dove la rete di librerie è esigua.

Diversi gli incontri su tematiche di fede, compresa la presentazione dell'opera omnia di don Lorenzo Milani, a cinquant'anni dalla morte. Tra i curatori, il prof. Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale - Sez. S. Luigi (NA): "Molti lo citano, in realtà pochi hanno avuto la pazienza di leggere i suoi scritti. Spesso le citazioni sono orecchiate se non false. Abbiamo dunque cercato di rendere un servizio per avere un primo riferimento complessivo con oltre mille sue lettere, di cui cento inedite", illustra Tanzarella. "Un corpus assai vasto in cui figure altre sostengono l'impegno di Milani, persone da cui egli traeva il massimo che potesse essere di insegnamento per i bambini e le bambine di Barbiana". 

Un Salone che si pone dunque come occasione per riflettere sui tanti muri che dividono popoli, negano diritti, alimentano conflitti e seminano rabbia e timori. A questo proposito il direttore Lagioia chiosa commentando la frase di Bergoglio che ha detto di provare vergogna per aver sentito denominare 'madre' una bomba: “E' stato uno dei suoi gesti di coraggio, peraltro poco prima di incontrare Trump. Noi siamo abituati per diplomazia a smussare gli angoli. Uno come Papa Francesco, invece, è come un granello di sabbia che sembra certe volte infilarsi nell’ingranaggio facendolo bloccare in modo che vada dall’altra parte". E conclude, citando un brevissimo racconto di Borges, sulla necessità e possibilità del perdono: "Il perdono è ciò che ci disancora dalla animalità più bassa e più violenta a cui tuttavia restiamo agganciati con un piede. L’essere umano tenderebbe a non perdonare ma, siccome abbiamo esempi di esseri umani che sono e sono stati capaci di perdono, evidentemente sappiamo che ciò è possibile. Nel migliore giorno della nostra vita, del resto, ci siamo riusciti pure noi. Dipende da noi".

 

 








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