“Non riformare la Costituzione, ma rispettarla”. Così si apre il comunicato dei vescovi venezuelani in risposta all’iniziativa del governo del presidente Nicolás Maduro di convocare un’Assemblea Costituente per avviare la riforma della Costituzione attualmente in vigore. Una iniziativa che, secondo i vescovi, non risponde alle gravi necessità del Paese e rappresenta un nuovo tentativo di “indebolire lo stato di diritto”. In sette punti, i membri della presidenza della Conferenza episcopale venezuelana affermano che il popolo, in questo momento, ha bisogno di cibo, medicine, libertà, sicurezza personale e giuridica, e pace. “Tutto questo si potrebbe ottenere - si legge nel comunicato - se il governo attuasse le norme previste nel testo costituzionale in vigore e con una maggiore sensibilità di fronte a tanta carestia”.
La riforma è un tentativo di prolungare la permanenza al potere
Oltre alla proposta di riforma costituzionale, i vescovi si riferiscono anche alla
“errata” decisione del Tribunale Supremo di Giustizia che ha abrogato le funzioni
del Parlamento dando origine alle massicce proteste che da un mese si compiono in
tutto il Paese. “I temi presentati dal presidente per appoggiare la sua proposta -
scrivono i vescovi - non mirano a risolvere i problemi dei venezuelani, ma a prolungare
la permanenza del suo governo al potere”. L’episcopato afferma che la riforma è un
“nuovo tentativo di sostituire l’attuale Parlamento eletto dalla stragrande maggioranza
rappresentativa del popolo sovrano”. I vescovi ricordano che una riforma simile è
stata rifiutata dalla maggioranza della popolazione con il Referendum Consultivo del
2007. “In definitiva - si legge nel comunicato - questa proposta vuole mettere in
pratica il Socialismo del XXI secolo”, già avviato dall’allora presidente
Chávez, ovvero “un sistema totalitario, militarista, poliziesco, violento e repressivo
che ha causato ogni male che oggi subisce il nostro Paese”.
Basta repressione delle proteste
L’episcopato esprime la propria vicinanza alla popolazione che soffre a causa della
violenza provocata dal regime. E aggiunge: “In questo ultimo mese, ha mostrato la
sua natura repressiva con l’uso eccesivo e inumano della violenza per soffocare le
proteste”. Nel comunicato, i vescovi criticano la repressione attuata dalla Guardia
Nazionale Bolivariana e dai gruppi armati, conosciuti come “colettivi”, che agiscono
con il consenso delle autorità. Dunque, i vescovi incolpano il governo di agire contro
persone che hanno il diritto di manifestare il proprio scontento e di protestare pubblicamente
nelle strade. “Basta tanta repressione!” è l'esortazione dei presuli, invitando la
popolazione a non rassegnarsi ed a protestare senza cadere “nel gioco di chi, generando
violenza, vuole condurre il Paese verso scenari di maggiore conflitto per restare
potere”.
Giornata di Preghiera per la pace in Venezuela
I vescovi hanno indetto una Giornata di Preghiera per la pace in Venezuela, domenica
21 maggio, nelle chiese e parrocchie di tutto il Paese. Per chiedere al Dio della
vita e della pace la fine della repressione delle forze dell’ordine e nuove strade
di riconciliazione. Infine, i vescovi ringraziano le parole di vicinanza e di solidarietà
di Papa Francesco, pronunciate al Regina Coeli del 30 aprile, e chiedono i fedeli
di “crescere nell’ascolto della parola di Dio e nella preghiera in ogni casa, in ogni
istituzione ed in ogni comunità cristiana”. (A cura di Alina Tufani)
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