2017-05-09 13:57:00

Francia, Macron lavora per formare la squadra di governo


Il neoeletto presidente francese, Emmanuel Macron, lavora alla squadra di governo. L’annuncio ufficiale del nuovo premier e dei ministri è atteso per lunedì prossimo. C’è attesa anche per i nomi dei candidati di “En marche” che, dopo la vittoria di Macron, è diventato “La Republique en marche!” per le legislative dell’11 e 18 giugno e per le quali il movimento potrebbe proporre metà personalità con esperienza e carriera politica e metà provenienti dalla società civile. Annunciata anche la prima visita estera di Macron, che sarà a Berlino. Intanto, il Commissario europeo agli Affari economici e monetari, Pierre Moscovici, parlando oggi alla stampa a Parigi nel giorno della festa dell'Europa, si e' mostrato molto entusiasta dell'elezione del presidente europeista  Macron e si e' detto "pronto a lavorare" con lui. Moscovici ha anche aggiunto che serve una credibilità francese sul terreno delle finanze pubbliche e ha aggiunto: "La Francia deve uscire dalla procedura per deficit eccessivo e tornare al di sotto del 3% nel rapporto deficit/Pil”. Elvira Ragosta ha intervistato Thomas Vitiello, ricercatore all’Ecole doctorale “Sciences Po” di Parigi:

R. – Emmanuel Macron ha sempre detto che il suo governo sarà composto in parte da membri della società civile, gente con esperienza che viene da fuori dell’ambito politico, sia per la formazione del governo, sia per i candidati alle legislative di giugno. Probabilmente quello che ci possiamo aspettare è la ricerca di un equilibrio tra chi prenderà la dirigenza del movimento politico di Emmanuel Macron “En marche” e chi diventerà primo ministro, perché Emmanuel Macron trovandosi in una situazione centrista dello spazio politico francese dovrà probabilmente trovare un equilibrio tra queste due componenti del suo potere. Probabilmente la carica di primo ministro andrà ad una personalità di centro-destra e quella della presidenza del partito ad una personalità di centro-sinistra.  Forte è Gérard Colomb, il sindaco di Lione oppure Richard Ferrand, ex parlamentare socialista.

D. - La prima visita estera di Macron sarà a Berlino per rafforzare l‘asse franco-tedesco e rilanciare il ruolo dell’Unione Europa. Come raggiungere questo obiettivo?

R. - Lui ha sempre detto che per la Francia à importante ritrovare credibilità nei confronti della Germania. E per ottenere questo obiettivo, ha sempre detto che farà delle riforme strutturali in Francia nel mercato del lavoro per riottenere quella fiducia dalla Germania, per poi poter avere un ruolo centrale negli anni a venire nella costruzione europea. E quindi mi sembra che Emmanuel Macron ha sempre messo l’Europa al centro del suo progetto; anche domenica sera quando è stato eletto, l’inno francese è stato suonato dopo l’inno europeo, l’Inno alla gioia di Beethoven. Quindi ha veramente questa volontà di essere molto attivo per il rilancio europeo e il rilancio dei rapporti con Berlino che passerà prima attraverso alcune riforme strutturali in Francia.

D. - Che effetti positivi potrà avere questo per gli altri Stati dell’Unione?

R. - La collaborazione tra la Merkel o il futuro primo ministro tedesco e Emmanuel Macron potrà probabilmente servire da locomotiva al rilancio di un progetto europeo che sembra un po’ in pausa da qualche anno. Quindi sicuramente potrà servire da stimolo ad altri Paesi che avrebbero voglia, forse, di collaborare di più a livello europeo. Quindi speriamo di rilanciare un progetto che in questi ultimi anni ha avuto un po’ di difficoltà.

D. - Il 25 maggio a Bruxelles, in occasione del vertice  della Nato, ci sarà il primo incontro tra Emmanuel Macron e Donald Trump. Quanto influirà il rilancio del ruolo dell’Ue nei rapporti tra Europa e Stati Uniti?

R. - Donald Trump è sempre stato un pragmatico, sia nel modo in cui è stato uomo d’affari sia nel suo attuale ruolo di presidente. È un presidente pragmatico e quindi vuole fare degli accordi con gli Stati, con l’Unione Europea. Probabilmente è stato un po’ rapido all’inizio del suo mandato nel criticare l’Unione Europea, nel dire che non aveva più futuro. Però non avrà nessuna difficoltà a modificare la sua posizione e ad essere più pragmatico se vede che si prospetta una dinamica positiva nell’Unione Europea a seguito delle elezioni di quest’anno.

D. - A parte il ruolo dell’Europa, cosa si può ipotizzare sulle future scelte di politica estera della Francia con Macron presidente?

R. - La Francia ha sempre avuto coerenza in politica estera; non penso che Emmanuel Macron opererà dei grandi cambiamenti in questo ambito. Il Paese è sempre stato presente su due fonti: su quello europeo la Francia di vede, si percepisce come un Paese centrale nella costruzione europea, però la Francia si vede e si percepisce come un Paese centrale negli affari del mondo. Durante la presidenza di Hollande, la Francia è intervenuta militarmente in tre Paesi: in Mali, in Centrafrica e in Siria. Quindi Emmanuel Macron dovrebbe tenere queste due rotte sia a livello europeo che di politica estera al di fuori dell’Unione Europea.








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