2017-05-09 12:24:00

Indonesia: condannato per blasfemia ex governatore cristiano


In Indonesia, il governatore uscente di Jakarta, Basuki Purnama, di origine cinese ed esponente della minoranza cristiana, è stato condannato, con arresto immediato, a due anni di carcere per blasfemia verso il Corano. La pronuncia della magistratura appare una nota stonata in un Paese a maggioranza musulmana, ma caratterizzato dalla pacifica convivenza tra etnie e religioni diverse. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Paolo Affatato, esperto di Asia dell’agenzia Fides:

R. – La convivenza, in Indonesia, è una realtà di un Paese pluralista composto da centinaia di etnie e diverse comunità religiose. Naturalmente, è il Paese musulmano più popoloso al mondo, in cui l’Islam ha sempre mantenuto un volto tollerante, e oggi è una Nazione democratica. Bene, in questa cornice c’è stata questa condanna per blasfemia. Questa vicenda ha accompagnato tutta la campagna elettorale che, lo ricordiamo, si è conclusa il 19 aprile scorso, con la sconfitta di Purnama. Va detto che sicuramente questo verdetto e questi mesi sono stati influenzati da una campagna condotta da gruppi musulmani radicali, che hanno strumentalizzato evidentemente la religione islamica ai fini elettorali e questo è un aspetto che sicuramente bisognerà tenere sotto controllo in vista delle prossime elezioni nazionali che ci saranno in Indonesia.

D. – Tu vedi in questa pronuncia della magistratura una sorta di svolta in stile Pakistan nei confronti dei cristiani?

R. – Non si può parlare di una svolta islamista; però si può dire che la Corte forse è stata influenzata da questa campagna condotta dai gruppi radicali. Quello che alcuni analisti cristiani notavano in queste ore, è una certa debolezza del sistema giudiziario indonesiano. Va detto che la vicenda non è finita, perché sicuramente la difesa ha già annunciato che ricorrerà in appello. Intanto, il governatore ha incassato il sostegno di buona parte della società civile indonesiana, dei cristiani, ma anche di molti musulmani. Ma io sono anche convinto della possibilità della società indonesiana di assorbire queste spinte radicali, che restano minoritarie.

D. – C’è stata una presa di posizione della minoranza cristiana indonesiana?

R. – Questo è un aspetto positivo. In questa vicenda: la minoranza cristiana sta dimostrando il suo disappunto per questa condanna che è ritenuta ingiusta; ma lo sta facendo in maniera molto composta, molto pacifica, in quanto i cristiani indonesiani stanno dando prova di credere al bene comune e di nutrire un profondo rispetto per la Carta dei Cinque Principi, che è alla base dell’Indonesia democratica. Oggi questa Carta, che ribadisce principi come “unità nella diversità”, il rispetto dei diritti umani, è invocata dai cristiani, ma non solo dai cristiani, per potere tenere la barra dritta in questo complesso Paese: l’Indonesia è un Paese composto da diverse anime, da diverse religioni e culture e quindi ha bisogno di una chiara direzione democratica per proseguire il suo cammino.








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