“Mentre non si fermano le polemiche politiche sull'aiuto sussidiario delle navi delle dieci Ong nel Mediterraneo, nuovi morti, già 250, tappezzano i fondali del Mare Nostro”. E’ quanto scrive in una nota mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e direttore generale della Fondazione Migrantes, sottolineando che “ancora una volta i più deboli, donne e bambini in cerca di un futuro migliore, sono tra le vittime più numerose”. Complessivamente, sono oltre 1.300 i morti nel Mediterraneo in questi primi mesi dell' anno.
Rafforzare azioni a tutela della dignità e della vita
“Ma c' è un morto subito dimenticato – si legge nella nota - che si aggiunge a questa
lista di martiri delle migrazioni, che ancora di più provoca la nostra coscienza:
il giovane richiedente asilo maliano, suicida sul traliccio del ponte della stazione
di Milano”. Da un anno e mezzo attendeva la risposta alla sua domanda di protezione
internazionale. “Tutti questi morti in mare e in stazione – scrive mons. Perego -
chiedono non di indebolire, ma di rafforzare alcune azioni a tutela della dignità
e della vita delle persone forzatamente migranti”.
Estendere il controllo e il salvataggio nel Mediterraneo
“Queste morti – aggiunge il direttore generale della Fondazione Migrantes - chiedono
di estendere il controllo e il salvataggio nel Mediterraneo come prima e costante
azione finché il Mare Nostro resterà l'unica via di fuga per le persone migranti”.
“Chiedono, questi morti, un impegno deciso e immediato per e con la Libia, per e con
i Paesi dell' Africa orientale e subsahariana, per una sicurezza nei loro Paesi e
nei viaggi dai loro Paesi, oggi abbandonati ai trafficanti di esseri umani e a multinazionali
senza scrupoli”.
Allargare l'esperienza di corridoi e canali umanitari
“Si tratta – sottolinea mons. Perego - di allargare l'esperienza di corridoi e canali
umanitari, che le esperienze già in atto dicono possibili e che vedono l'impegno congiunto
di istituzioni, società civile e Chiese”. “Chiedono ancora, questi morti, più sicurezza
sociale per i migranti accolti in Italia e in Europa, perché per mesi e per anni non
subiscano nuove umiliazioni e privazioni”. “Questi morti – conclude il presule - gridano
pace, in Medio Oriente, in Africa e in 35 Paesi del mondo da cui sono fuggiti - lo
scorso anno 8 milioni di persone - per non morire sotto le bombe e per le armi sempre
di più vendute dai Paesi europei”. (A.L.)
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