2017-05-12 13:47:00

Europa: petizione di 3 mila esperti a tutela dell'embrione


Presentata nella sede della Rappresentanza del Parlamento Europeo a Roma una petizione per chiedere all’Europa di non finanziare più attività che distruggono embrioni umani. A firmare il documento circa 3 mila esperti nel campo della medicina e della giustizia. Massimiliano Menichetti he ha parlato con Carlo Casini, fondatore e membro del direttivo della Federazione europea pro-life “One of Us”:

R. – Le origini dell’Europa parlano di una realtà incardinata sui valori fondamentali dell’umanesimo. L’Europa è nata per pacificare il continente, quindi per non vedere più sangue fraterno nelle sue frontiere interne, ma anche per pacificare il mondo con la sua autorevolezza. Invece tollera e con i suoi soldi addirittura incoraggia lo spargimento di sangue dei figli nel mondo intero. Bisogna ristabilire il valore fondamentale della vita fin dal concepimento e abbiamo voluto che questo fosse detto nella forma di una petizione.

D.  – Cosa chiede la petizione?

R. – Che sia ripresa in considerazione la vecchia iniziativa, “One Of Us, Uno di noi”, firmata da due milioni di cittadini europei, che appoggia la testimonianza di medici e professori universitari, che dicono: è vero, è uno di noi il concepito; e i giuristi che dicono: è giusto proclamarlo, perché è il fondamento della giustizia e non è la forza dei forti, ma è la forza dei deboli.

D. – Dopo la petizione il primo passo concreto quale sarà?

R.  – La prima cosa sarà arrivare a una discussione, prima nella Commissione affari delle petizioni e poi nella plenaria del parlamento. Se ci sarà una discussione, bisognerà ottenere che l’Europa decida di non fornire più soldi alle organizzazioni internazionali e a Stati che distruggono embrioni. Pensi che l’International planned parenthood - una organizzazione internazionale che gestisce la bellezza di 65 mila cliniche per l’aborto in tutto il mondo e che propaganda l’aborto anche nei Paesi dove non è legale, che è stata messa sotto inchiesta negli Stati Uniti, soprattutto per il commercio di parti di feti che faceva - riceve soldi anche dell’Europa. Ma si può ammettere una cosa del genere?

D. – Lo ha anticipato lei, questa petizione è collegata a una raccolta di firme che ci fu nel 2013, “One of Us”, proprio per portare al centro del dibattito europeo l’embrione e ribadire che è una persona. Non andò bene…

R. - Purtroppo è andata male perché la commissione - che pure all’inizio, prima di raccogliere le firme aveva detto: non è in contrasto con il diritto europeo quindi potete andare avanti - una volta ottenuto il risultato – ovvero una petizione firmata da due milioni di cittadini, il doppio del minimo richiesto e il quadruplo per quanto riguarda i Paesi che hanno partecipato -, ha detto di non volersene occupare, motivandolo con il fatto che tutto era già scritto nelle carte, nei trattati, come la dignità dell’uomo… Ma noi chiedevamo proprio che la dignità dell’uomo fosse declinata.

D. - Da lì è partito un ricorso in sede europea. Peraltro l’udienza ci sarà il 16 maggio prossimo, ma avete fondato anche una federazione…

R. – Sì, la Federazione europea “Uno di noi per la vita e la dignità dell’uomo” che riunisce 37 associazioni, con sede a Bruxelles e organizza ogni anno un forum. Quest’anno sarà il 26 e 27 di questo mese, a Budapest. La federazione vuole intanto arrivare a porre la domanda: “Chi è il concepito?”, porla e poi arrivare all’affermazione che è “uno di noi”.

D. - Una battaglia centrale per voi è porre almeno la domanda…

R. – La domanda: “Ma è un essere umano o una cosa, un soggetto o un oggetto?” non se la vogliono porre. Questa domanda fondamentale, in generale, a livello pubblico, si evita, perché si sa che, se si pone questa questione, è già risolta: è un essere umano, non c’è dubbio. E, qualora restasse un dubbio, il principio di precauzione non consente, ad esempio, di sparare contro chi non si sa se è un essere umano o una cosa. Quindi abbiamo già vinto nel far porre la domanda.








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