2017-05-16 12:00:00

Il Papa ai vescovi peruviani: siate pastori della tenerezza e del perdono


Le sfide della Chiesa in Perù sono state al centro dell’incontro di Papa Francesco ieri in Vaticano con i vescovi peruviani, in visita ad Limina. Un dialogo intenso, durato quasi tre ore, in cui il Papa ha ascoltato i presuli e a sua volta ha parlato con molta spontaneità. Un incontro familiare, in cui si è parlato delle speranze e delle difficoltà della popolazione di questo Paese sudamericano. I vescovi hanno donato al Papa un quadro raffigurante San Martino de Porres, religioso domenicano, figlio di un aristocratico spagnolo e di una ex schiava nera di origine africana, vissuto in Perù dal 1579 al 1639. Ma su questo colloquio ascoltiamo il cardinale Juan Luis Cipriani Thorne, arcivescovo di Lima, al microfono di Alina Tufani:

R. – Prima di tutto è una grande gioia incontrare il Santo Padre, che si è dimostrato così vicino, ricordando le parole dell’Evangelii gaudium che esortano ad andare fuori, a cercare la gente, a stare più vicino alla gente e ai nostri sacerdoti, come pastori. Mi sembra che per noi il Papa sia come una presenza viva dello Spirito Santo che parla attraverso di lui. Penso che per noi è una grande gioia aver sentito da lui che desidera venire in Perù nel 2018. Nella sua agenda non c’è una data fissa però questo per noi e per il nostro popolo è una bellissima notizia.

D. – Il Santo Padre conosce molto bene la realtà della Chiesa in America Latina….

R. – Lui conosce bene la Chiesa nell’America Latina e ha parlato su questa religiosità popolare, su questa pietà popolare. L’espressione della fede del nostro popolo è molto vicino al suo cuore e ci ha invitati ad andare avanti con questa religiosità popolare, così come con la pietà mariana. Ha parlato anche di San Martin de Porres e di Santa Rosa da Lima, della quale stiamo celebrando i 400 anni dalla sua morte. E un’altra esortazione: la gente desidera che noi vescovi siamo pastori, come lui dice sempre, accanto alla gente, vivendo i problemi da vicino. Loro devono sentire che è proprio un padre, un pastore. Ci ha anche esortati a vivere meglio la comunione tra noi perché l’unità è una testimonianza viva, un segno per la gente. Il Papa ci ha dato un impulso apostolico e missionario perché possiamo svolgere il nostro servizio di pastori nella vicinanza, nella tenerezza, nel perdono. Infine, è intervenuto in modo puntuale sulla nostra Conferenza episcopale.

D. – Quali le sfide in questo momento per la Chiesa peruviana?

R. – La sfida principale è quella di rispondere alla grande domanda che c’è di Dio. E' questo quello che noi sentiamo nella nostra gente. La gente vuole la vicinanza di Dio, crede in Dio e dunque dobbiamo cercare di promuovere di più le vocazioni sacerdotali e una formazione maggiore dei laici e anche dei religiosi per poter affrontare questa sfida, i laici e religiosi, ognuno nel proprio ambito. Tutto questo su una base molto chiara, che è vivere una comunione più intensa tra noi e con il Papa. Lui spinge verso la missionarietà e la vicinanza. Il tutto fondato sulla preghiera, sul nostro amore a Dio, a Cristo, sulla Messa... Per me l'incontro con il Papa è stato come un piccolo ritiro di due ore e mezzo. E tutti noi siamo rimasti molto contenti del suo desiderio di venire in Perù. Aspettiamo il Papa!








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