2017-05-16 14:11:00

P. Solalinde: 'camminare' con i migranti, nonostante la paura


E’ stato ucciso in Messico, probabilmente da sicari dei narcotrafficanti, Javier Valdez, uno dei giornalisti più impegnati nel seguire la cronaca della guerra fra cartelli della droga. L’uomo è stato freddato da colpi di arma da fuoco mentre arrivava alla sede del suo giornale. Valdez, molto noto per il suo lavoro, aveva vinto una serie di premi, fra cui il Press Freedom Award americano. Antonella Palermo ha raccolto la testimonianza di padre Alejandro Solalinde, sacerdote messicano che nel 2007 ha fondato un centro di aiuti per i migranti diretti negli Stati Uniti, più volte minacciato di morte dai narcos per le sue denunce di soprusi e violenze, anche con la complicità - afferma - di forze interne allo Stato:

R. – Sono molto commosso, questa notizia mi tocca molto: nei primi 5 mesi dell’anno sono stati già uccisi 5 giornalisti.

D. – Lei ha scoperchiato uno sfruttamento dei migranti di proporzioni colossali, ha portato alla luce una macchina che agisce consegnando i migranti nelle mani del crimine con la complicità di persone all'interno delle istituzioni. Come è riuscito finora a non soccombere e come gestisce la sua paura?

R. – In Messico siamo tutti a rischio, in particolare gli attivisti, i giornalisti e i sacerdoti. La fede mi aiuta ad andare avanti, io mi affido alle mani di Dio. Sì, è vero, ho 4 uomini di scorta, è una scorta che cerca di difendermi, non attaccherebbe mai per prima, quindi alla fine, la mia speranza è riposta in Dio.

D. – Come si ferma, padre, questa speculazione senza scrupoli sui migranti?

R. – I migranti sono le persone più vulnerabili. Non solo sono poveri, di fatto non esistono, perché non hanno documenti, quindi in tanti possono lucrare su di loro: i narcotrafficanti, che li trasformano in merce, funzionari statali che lavorano in combutta con i narcotrafficanti e vari criminali. In Messico ci sono una sessantina di case del migrante, ricevono tutte minacce per la loro attività; ci sono 500 attivisti che si occupano di difendere i diritti dei migranti, anche loro sotto costante minaccia. Non vedo una fine a breve periodo, non è una cosa che si può risolvere facilmente né in fretta, è necessario un cambiamento di governo.

D. – Qualche volta lei si è chiesto: ma chi me lo ha fatto fare?

R. – Camminare con i migranti e aiutarli è un’avventura, ma è un’avventura con Cristo. Io spesso resto sorpreso e ammirato non di quello che faccio io, ma di quello che fa Cristo attraverso me per i migranti. Lavorando con loro mi sono reso conto che i migranti sono un segno dei tempi, perché sono i pionieri di una nuova civiltà che sta nascendo. A differenza, però, delle invasioni barbariche delle epoche precedenti, questa entrata di persone dal sud non viene a distruggere, ma a costruire, perché hanno valori che il nord del mondo sta perdendo. Hanno prima di tutto una fede, una fede in Cristo, una fede nell’essere umano, un amore nella famiglia, un amore per la comunità per il lavoro. Non sono ossessionati dai soldi. Quando parlo di fede in Cristo ovviamente parlo dei latinoamericani, però anche i migranti di altre religioni che arrivano in Europa hanno una fede grande in Dio, indipendentemente da come lo chiamino.

D. - E a chi intravede il pericolo del terrorismo che può annidarsi in questi flussi di migranti lei come risponde?

R. – I migranti non sono un universo compatto, nel mondo delle migrazioni possono penetrare anche persone con altri propositi: politici, terroristici, economici. Non sono però migranti, ma persone che sfruttano il flusso migratorio per altri propositi.

D.  – Lei avrà modo di vedere domani il Papa all'udienza generale...

R. – Sono molto emozionato perché non ho mai potuto avvicinare il Santo Padre, quindi è un momento di grande gioia.

D. - Come guarda all’azione di Papa Francesco alla guida della Chiesa universale?

R. – Bellissima e provvidenziale.

D. – Cosa gli dirà?

R. – Non so se riuscirò a parlargli. Spero che almeno da lontano sappia che lo amo profondamente e che ho molta speranza in lui!








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