“Il sacerdozio non è un mestiere o un ufficio burocratico che si può svolgere in un tempo e poi basta. Il presbitero è uno stile di vita e non un lavoro”: è quanto sottolineato dal cardinale Fernardo Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione di popoli, in visita pastorale in Guinea Equatoriale. Stamani, il porporato ha presieduto un incontro con i sacerdoti ed i religiosi a Malabo, ai quali ha portato innanzitutto “la benedizione di Papa Francesco” e la sua “sollecitudine verso la Chiesa-famiglia di Dio nel Paese”.
No all’imborghesimento del clero
Pur evidenziando, poi, gli aspetti positivi della situazione ecclesiale della nazione,
“caratterizzata dal dinamismo, dalla crescita della fede e dal rinnovato interesse
per il Vangelo e la missione”, il cardinale Filoni non ha mancato di richiamare i
problemi esistenti: “Esiste nel clero - ha detto - una vita spirituale piuttosto mediocre,
ci sono divisioni, invidie, rancori, il desiderio di carriera da parte di alcuni presbiteri
e persone consacrate”. Tutto fattori che sembrano portare a “un decadimento della
moralità in alcuni sacerdoti e religiosi, un certo imborghesimento e una progressiva
autonomia decisionale nella vita pastorale”.
L’evangelizzazione è una priorità, annunciare Cristo nelle periferie
Di qui, il consiglio del porporato a “vivere fedelmente e con gioia l’identità sacerdotale
e religiosa”, perché “l’evangelizzazione è una priorità”, secondo quanto indicato
da Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium. “Un prezioso
documento”, ha detto il cardinale, che “dovrebbe costituire il punto di riferimento
per la Chiesa a Malabo e in tutta la Guinea Equatoriale”, chiamata ad “annunciare
Cristo, andare fino alle periferie”.
L’importanza del celibato sacerdotale
Altro punto sottolineato dal Prefetto è stato quello della santità sacerdotale: “La
santificazione del sacerdote consiste nel suo legame intimo e profondo con Gesù -
ha detto il porporato - perché “per vivere pienamente l’identità sacerdotale, la vita
spirituale del sacerdote si deve legare alla preghiera, all’ascolto della Parola di
Dio”. Centrale, poi, il richiamo ai voti di povertà, castità e obbedienza, così come
al celibato sacerdotale, da vivere con “la preghiera umile e fiduciosa” e “coltivando
un rapporto fraterno con i confratelli nel sacerdozio e nella vita religiosa”.
Promuovere carità pastorale verso gli ultimi. Attenzione alle sette
E ancora: la sottolineatura del cardinale Filoni è andata alla “carità pastorale verso
i poveri, gli emarginati, i piccoli, gli infermi, i peccatori e gli increduli”, poiché
“essa rende sempre disponibili ad assumere qualsiasi impegno per il bene della Chiesa
e delle anime”. Infine, il Prefetto ha messo in guardia il clero da “quel fenomeno
costituito dall’aumento e attivismo delle sette” che sembrano avere più credito “forse
per un certo rilassamento pastorale”. L’invito del porporato ai presbiteri ed ai religiosi
della Guinea Equatoriale è stato, quindi, “a riflettere attentamente” perché “nessuno
di coloro che hanno abbandonato la Casa del Padre vada perduto”.
Sconfiggere le divisioni con l’amore di Dio che si dona e perdona
Ulteriori richiami sono stati lanciati dal cardinale Filoni nella successiva Santa
Messa presieduta nella Cattedrale di “San Isabel” di Malabo: in particolare, il porporato
messo in guardia clero e religiosi dalle “divisioni che possono esistere nelle comunità,
dalle rivalità, l’esclusione e il rifiuto dell’altro per diversità etniche, di classe,
di religione o di opinione”. Tutti mali che si possono sconfiggere - ha detto - “accogliendo
il messaggio d’amore di Gesù, che abbraccia, si dona, e perdona”. “Fa bene alla Chiesa
- ha aggiunto - aprirsi al dialogo e all’ascolto, includere non escludere”, in base
al principio “dell’amore e del dono di sé”.
L’esempio del Curato d’Ars
L’amore che Gesù comanda a suoi discepoli, infatti, “richiede dunque il dono di sé,
la dedizione totale per il bene del prossimo e il rifiuto categorico di ogni forma
di egoismo e di esclusione”. Fondamentale, allora, sarà che nella vita in comunità
si giunga ad “una trasparenza totale, al punto di non avere più segreti e poter avere
fiducia pienamente l’uno nell’altro, poter parlare dell’esperienza che di Dio e della
vita e, così, potersi arricchire a vicenda”. Infine, il porporato ha esortato il clero
ed i religiosi della Guinea Equatoriale ad imitare il Santo Curato d’Ars, la cui vita
fu ”segnata da una grande passione per la cura pastorale delle anime”.
Visita pastorale prosegue fino al 25 maggio
Arrivato il 18 maggio in Guinea Equatoriale, il porporato vi rimarrà fino al 25: tra
gli appuntamenti in agenda, la concelebrazione eucaristica per l’ordinazione di tre
vescovi, che si terrà il 20 maggio a Mongomo e la visita, il 23 maggio, di Oyala,
la nuova “capitale amministrativa” del Paese. (I.P.)
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