2017-05-22 17:00:00

Falcone e Borsellino. Uomini con la schiena dritta


"Io avevo diciotto anni quando furono massacrati i giudici Falcone e Borsellino. Frequentavo lo stesso liceo di due dei figli di Borsellino. E ricordo la volta in cui, dopo la strage di Capaci, lui venne a incontrare tutti i ragazzi della nostra scuola. Di quel giorno mi è rimasta viva l'immagine dei cecchini sul tetto e il fatto che in maniera del tutto generosa egli volle spendere qualche ora con noi, nonostante il cumulo di lavoro e sebbene sapesse che la prossima vittima sarebbe stata proprio lui. E’ stato un personaggio che ha cambiato il nostro modo di vivere. Nessuno di noi è stato più lo stesso nelle scelte da compiere. 'La schiena dritta è l’unica cosa che ci può salvare', diceva". La giornalista Alessandra Turrisi presenta alcuni tratti della figura che ha raccontato nel libro in uscita “Paolo Borsellino. L’uomo giusto” (S. Paolo). Attraverso alcune testimonianze inedite e le riproposizioni di chi non ha fatto passerella in questi decenni, ma è rimasto discretamente in ombra, la rivelazione di un volto umano di Borsellino padre, parente, amico, persona di fede. 

Il mondo della cultura il 23 maggio propone al Teatro Ambra Jovinelli di Roma, a ingresso gratuito, lo spettacolo musicale "Uomini soli", in omaggio a chi ha perso la vita nelle stragi di mafia di venticinque anni fa. A parlarci della genesi del concerto, in cui si esibirà il violoncellista Giovanni Sollima con la sua band, su testi del giornalista Attilio Bolzoni, è la drammaturga e regista Cecilia Ligorio. "Sono state stragi che hanno virato in maniera drastica la storia del nostro Paese. Giovanni, da palermitano, ha insistito che non diventasse un luogo patetico del racconto. La gente ha assimilato questa tragedia ma noi abbiamo cercato clinicamente di mettere in risalto che è stato fatto di tutto per ostacolare il lavoro quotidiano di persone che hanno messo a servizio nostro, dello Stato, del bene pubblico la propria vita. Questo è il grande lutto. Su questo punto bisogna interrogarsi: quanto oggi siamo disposti a fare una cosa del genere. C’erano uomini che si occupavano di mettere a disposizione del fatto pubblico il loro privato. Non semi dei, ma persone che hanno fatto fatica a fare l’eroe". 








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