2017-05-25 12:30:00

Il Papa ai piccoli del Gaslini: vi porto la carezza di Gesù


Sabato prossimo, 27 maggio, Papa Francesco si recherà in visita pastorale a Genova. Tra gli appuntamenti più attesi c’è l’incontro con i bambini malati e i loro familiari nell’Ospedale pediatrico “Giannina Gaslini”. E ieri Francesco ha riservato una bella sorpresa per i piccoli degenti. Ce ne parla Sergio Centofanti:

Papa Francesco saluta i bambini del Gaslini in diretta telefonica. E’ accaduto ieri pomeriggio. Il Papa si è collegato con i piccoli attraverso l'emittente parrocchiale 'Radio fra le note' fondata dal sacerdote genovese don Roberto Fiscer, che ogni mercoledì dedica la sua diretta all’Ospedale pediatrico. Ascoltiamo le parole del Papa:

"Cari bambini ospiti dell'ospedale Gaslini di Genova vi saluto tutti con affetto in attesa di incontrarci sabato. Voglio dirvi che attendo con gioia il momento di incontrarmi con voi e con i vostri familiari, vengo per stare un po' vicino a voi, ascoltarvi e portarvi la carezza di Gesù. Lui è sempre vicino a noi specialmente quando siamo in difficoltà e abbiamo bisogno. Lui sempre ci dà fiducia e speranza. Prego già adesso per voi e voi per favore pregate per me. Grazie, ci vediamo sabato".

Dopo il saluto, il Papa ha recitato insieme ai bambini un’Ave Maria e ha impartito la benedizione ai piccoli pazienti e ai familiari. Ma qual è il significato della sua visita al Gaslini? Massimiliano Menichetti lo ha chiesto al padre cappuccino Aldo Campone, cappellano dell’Ospedale:

R. – Certamente significa l’attenzione che la Chiesa, il Santo Padre, mette alla condizione della sofferenza. Qui nell’ospedale pediatrico c’è proprio un fermento. La visita del Papa è recepita come un atto d’amore: è la presenza di Dio in mezzo a noi. Non dobbiamo dimenticarlo. E’ il vicario di Cristo, che è anche speranza di un miglioramento della salute, balsamo della consolazione. Anche i non credenti capiscono che è il passaggio di tanto bene, quindi di fraternità, di attenzione all’uomo. Il Papa è per tutti.

D. – Per lei che cosa significa stare al Gaslini?

R. – Significa una condizione penitenziale. Non è sempre facile, le situazioni sono delicate e riguardano i bambini; ogni giorno mi pongo accanto a quelli che sono nella sofferenza. La preghiera innanzitutto, perché è la prima e la più grande carità che noi possiamo esercitare. Cerco di essere vicino nell’ascolto, nella presenza: qui ci sono persone da 90 Paesi, ci sono tutte le religioni… e tutti si accorgono, percepiscono che è un momento di fraternità, di solidarietà.

D. – I medici stessi dicono: bisogna lavorare con vicinanza, prossimità però non ci si può far coinvolgere - usano questo termine - altrimenti si rimane schiacciati. Nel caso di un sacerdote è così?

R. – Non è così perché il primo impegno di un sacerdote è quello di mettere il cuore accanto al cuore, di portare i pesi gli uni degli altri, come dice San Paolo, si attinge dalla preghiera questa forza. Il Signore certamente non lascia soli: prima che arriviamo noi arriva lui, nelle situazioni, nell’incontro con le persone.

D.  - Padre Aldo cosa dirà al Papa?

R. – Grazie, grazie della testimonianza di amore per l’umanità sofferente, di amore per i piccoli, di amore alla vita.

D. - Come vi siete preparati a questo incontro?

R. – Con 40 ore di adorazione consecutive, notte e giorno, proprio per sostenere questa attività apostolica del Papa, specificatamente per il Gaslini.

D. - Cosa troverà il Papa?

R. - Noi abbiamo 20 palazzi, 73 mila metri quadrati, quindi è proprio un paese e il Papa troverà tanti che gli mostreranno le piaghe: le piaghe delle mani, dei piedi, le piaghe del cuore. I genitori che non hanno alcuna ferita, nessun taglio, ma le piaghe le hanno perché sentono dentro di loro le trafitture della sofferenza dei figli. La loro è una sofferenza che assomiglia a quella della Madonna ai piedi della croce. Maria, senza morire, è la regina dei martiri. E così i genitori accanto ai loro figli soffrono. In ospedale ho sempre detto: non abbiamo un paziente, ma ne abbiamo tre. Abbiamo il bambino che è colpito fisicamente e abbiamo i genitori di cui prendersi cura. Ecco il Papa incontrerà questa umanità provata.








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