2017-05-25 10:30:00

Sisma, un libro per far rivivere un borgo delle Marche


Domani pomeriggio a Roma, nel Salone dei Piceni del Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, verrà presentato il libro intitolato “Le faglie della memoria”. Si tratta di un volume autoprodotto dalla comunità del borgo marchigiano di San Martino di Fiastra, che racconta la storia delle zone terremotate per finanziare un piccolo progetto di ricostruzione. Giorgio Saracino ne ha palato con Agata Turchetti, curatrice del libro:

R. – L’idea del libro ha una data di nascita ben precisa - il 1° dicembre 2016 - al termine di una  conferenza tenuta a Civitanova Marche da un docente dell’università di Camerino. A quella conferenza, dedicata alla presentazione scientifica degli eventi sismici dell’estate e dell’autunno 2016, hanno partecipato tante persone della città e inoltre hanno partecipato i cosiddetti sfollati. Al termine di quella conferenza è seguito un dibattito in cui i presenti non si sono concentrati sulla dimensione scientifica del problema bensì maggiormente su quella affettiva, emotiva. Gli interventi hanno raccontato il dolore della perdita, dello strappo dalla propria casa, dai propri luoghi, dai propri affetti e anche se fortunatamente in questo territorio non ci sono stati morti, però tante vite sono state devastate.

D. - Cosa si racconta nel libro?

R. – Nel libro si raccontano tante cose, perché al termine di quell’incontro io ho proposto di provare a raccontare il nostro dolore. Quindi inizialmente il libro ha avuto questo scopo di affidare alle parole una sorta di compito terapeutico, di aiutarci a lenire il dolore raccontandolo. E’ nato in questo modo. Ma poi è diventato anche altro. E’ quello che io chiamo un cerino acceso per testimoniare la volontà di quei luoghi e di quelle persone.

D. – Le Faglie della memoria è quindi un libro di speranza: qual è il messaggio che volete far arrivare?

R. – Il messaggio che vogliamo far arrivare è questo: sollecitare la partecipazione più ampia possibile, dobbiamo essere in tanti, perché poi San Martino non pensa solo a sé, ma pensa ai tanti San Martino che sono disseminati nel cratere, in un territorio così vasto e che reclamano il diritto alla vita. Questo vogliamo: tante istituzioni, tante persone, tanti soggetti non istituzionali possono contribuire alla rinascita di quei luoghi, davvero non come prima perché nulla sarà più come prima, ma migliori di prima. Questo è il messaggio delle Faglie della memoria.

D.  – Qual è la situazione attuale del borgo marchigiano e del territorio circostante?

R. - La situazione è di stasi, non è cambiato nulla; le pietre invadono ancora l’unica via del paese, le stesse che erano lì dopo il 26 ottobre e dopo il 30 ottobre.








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