2017-05-25 13:21:00

Stoltenberg: la Nato parteciperà alla coalizione anti Is


La lotta contro lo Stato Islamico in Siria e in Iraq potrebbe avere una netta accelerazione dopo le dichiarazioni del segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. “L’Alleanza Atlantica – ha detto ieri – è pronta a partecipare alla coalizione anti-Is. L’organismo, pur non impegnato sul terreno, potrebbe fornire un decisivo apporto di intelligence, per avere informazioni efficaci sui foreign fighters anche in chiave antiterrorismo. Quanto questa scelta potrebbe cambiare la situazione sul terreno? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, esperto di politica estera di Famiglia Cristiana:

R. - Se la dichiarazione fosse seguita da fatti concreti e seri, potrebbe cambiare molto. Purtroppo quello che noi abbiamo visto in questi ormai quasi tre anni di invasione dell’Is in Siria e in Iraq è soprattutto che le azioni non sono state assolutamente decisive come le dichiarazioni avrebbero potuto far pensare. E’ inimmaginabile che ci sia voluto relativamente poco tempo per smantellare la Jugoslavia di Milosevic o l’Iraq di Saddam Hussein in meno tempo ancora e che, invece, dopo tre anni siamo ancora a fare i conti con lo Stato Islamico.

D. - L’ingresso della Nato potrebbe garantire anche un dialogo maggiore, per esempio con la Russia, che finora sta appoggiando le milizie di Damasco, ma più in chiave anti-opposizione che in chiave anti-Is?

R. – Non credo, mi pare che ci sia una forte tensione ormai tra Russia e Nato. E, d’altra parte, la Nato, non dimentichiamolo, disse di essere pronta a difendere il confine della Turchia, dopo l’incidente tra i jet russi e la controaerea turca, confine che è stato la porta d’ingresso di oltre 70 mila combattenti stranieri, che andavano a combattere in Siria, e che è stato per anni il grande canale di rifornimento per l’Is. Quindi, se la Nato entra in campo adesso, con intenzioni serie, comunque va bene, però non dimentichiamo che contro l’Is sono nominalmente impegnati 67 Paesi guidati da Stati Uniti e Arabia Saudita e se tre anni dopo stiamo ancora ad aspettare l’intervento decisivo della Nato questo ci dice che palesemente qualcosa non ci è stato raccontato giusto.

D. – E’ importante capire di quali forze concrete dispone oggi lo Stato Islamico?

R. - Lo Stato Islamico non è un esercito tradizionale, esaminabile con i criteri di tutte le forze armate. Certamente non si è interrotto il flusso di volontari, anche se si è molto ridotto. E certamente non si sono arrestati i canali di finanziamento e supporto logistico e materiale di cui l’Is gode da molti anni. Quindi valutare quanto possa ancora resistere è difficile anche per questo.

D. - Proprio per questo la riconquista di Mosul sul fronte iracheno sta durando forse troppo?

R. - La riconquista di Mosul dura troppo per queste ragioni sicuramente, ma anche per altri motivi. E cioè, quando si combatte contro un nemico annidato in una città in mezzo ai civili, la certezza di fare tante vittime tra i civili è evidente. Solo che il problema è che, dopo aver accusato siriani e russi di aver fatto una specie di ecatombe ad Aleppo, non si vuole ripetere la stessa ecatombe a Mosul, perché se si attaccasse seriamente l’Is a Mosul questo avverrebbe di sicuro. Quindi c’è anche questa ragione tra le tante che rendono così lenta la riconquista della città.








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