2017-05-27 08:05:00

Giornata Comunicazione. Delia Gallagher: stare sui social senza paura


“Esorto tutti ad una comunicazione costruttiva che rifiuti i pregiudizi verso l’altro e trasmetta speranza e fiducia nel nostro tempo”: così il Papa in un tweet nell’odierna 51.ma Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali. Anche al termine del Regina Coeli, Francesco ha ribadito il cuore del messaggio pubblicato per l’occasione, il 24 gennaio scorso, in cui chiedeva sostanzialmente ai giornalisti - e non solo - di dare spazio alla logica della buona notizia in un mondo di comunicazioni capillari. Un’esortazione su cui si sofferma la vaticanista della Cnn, Delia Gallagher, intervistata da Alessandro Gisotti:

R. – La buona notizia che intende il Santo Padre – credo – non è la notizia della signora che ritrova il gatto sull’albero. E’ invece di porre i temi importanti su altre angolature. Per esempio, mi è capitato di leggere un bell’articolo nel Financial Times, dopo che abbiamo letto questo messaggio del Papa e ho detto: “Ecco un esempio”. Era un articolo sugli immigrati dalla Siria in Francia che erano orgogliosi di essere francesi, che contribuivano nel settore delle aziende … un piccolo articolo che aveva come scopo di far vedere un’altra realtà dell’immigrato. Questo, per esempio, penso che possa essere un esempio di quello che intende il Santo Padre nel “dare buone notizie”, cioè trovare altri aspetti di un argomento che normalmente viene visto come una notizia negativa, e porlo in un’altra maniera.

D. – Per il Papa, bisogna sapere “leggere la realtà con gli occhiali giusti” – scrive sempre in questo messaggio. Questo, se vogliamo, è un richiamo anche a mantenere libera l’informazione … perché, a volte, lo sappiamo, le lenti di questi occhiali sono appannati da interessi economici, politici, ideologici …

R. – Sì: questo tutto è il lavoro di un giornalista, perché le lenti chiare dobbiamo averle noi. Prendiamo un esempio recente: la visita del presidente Trump. E’ stato interessante vedere, il giorno dopo, come tutti hanno presentato questo incontro tra il Papa e il presidente americano. Tramite quali lenti si è visto? E’ stato un incontro positivo o è stato un incontro negativo? E lì vediamo, di nuovo, tutta l’influenza dei social media, perché un vaticanista che segue il Papa, che conosce una situazione, è lì che il suo lavoro diventa importante perché deve dare il contesto. Questo è il lavoro del giornalista: cercare di spiegare la verità. Ci dev’essere la verità, la ricerca della verità che spesso non è facile raggiungere né raccontare.

D. – Da un po’ di tempo si parla sempre più spesso di fake news e anche di questa formula post-verità. Il Papa richiama spesso la responsabilità dei giornalisti. Cosa si può fare, però, per affrontare questa nuova situazione inedita, soprattutto per l’irrompere dei social media?

R. – Sì … ci penso spesso. Intanto, dobbiamo esserci sui Social: si aggiunge tutto un altro lavoro per vedere che cosa si dice e si fa su Facebook e su Twitter e credo che sia necessario esserci. Molti ancora non ci sono! La Santa Sede è esemplare in questo perché è presente: è presente su questi social media perché si è capito che questo è il futuro, anche perché va verso i giovani. E poi credo che si torni a questo messaggio, perché il motto – per così dire – di questo messaggio è “Non avere paura, perché io sono con te” (Isaia 43,5). Il servizio alla verità dev’essere l’obiettivo primario!








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