2017-05-30 11:00:00

Agromafie: malaffare da 22 miliardi. Coldiretti: aggiornare legge


Si conferma anche quest’anno un volume d’affare miliardario quello gestito dalle mafie sul comparto alimentare italiano. Il settore ha fatto registrare, in ambito criminoso, un 30% in più di introiti rispetto allo scorso anno. Lo rivela il quinto Rapporto di Coldiretti #Agromafie2017, che sottolinea come si registri uno spostamento da sud a nord dei contesti regionali in testa alla classifica del malaffare. I particolari da Paola Simonetti:

Dai campi agricoli fino alle tavole dei ristoranti, passando per la produzione e la distribuzione nelle catene dei supermercati. Si alimenta dei mille canali della filiera del cibo il consistente volume d’affari della cosiddetta agromafia: 21,8 miliardi di euro gli introiti dell’ultimo anno, con un incremento del 30%. Cifre comunque sottostimate, secondo il quinto rapporto Agromafie2017 di Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare, per la difficoltà di conteggiare i proventi derivanti da operazioni condotte all’estero e non transitate per l’Italia. Una criminalità che abbandona, secondo il documento, l’assetto militare, per approdare all’azione di personaggi dal colletto bianco, che abili a gestire i vantaggi di globalizzazione, nuove tecnologie, economia e finanza 3.0. Quest’anno, il rapporto, segnala peraltro tratti di novità, come sottolinea il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo:


"L’investimento ormai va dal campo alla tavola ma la novità dell’anno sicuramente è l’aumento importantissimo di importazione, di prodotti agricoli di qualità dubbia e di prezzo bassissimo, provenienti da Paesi terzi che poi magicamente vengono in modo fraudolento trasformati in prodotto made in Italy. Questo è un danno per l’immagine del cibo italiano ma anche un danno per la nostra economia ed è un fenomeno molto grave perché ormai un prodotto su 5 che entra nel nostro Paese proviene da sfruttamento di lavoro minorile, di lavoro delle donne, di lavoro di minoranze".

Il business delle agromafie che si alimenta, anche e soprattutto di una legislazione carente, come spiega Giancarlo Caselli, presidente comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità agroalimentare:

"Hanno una speciale tendenza a muoversi nei campi dove ci sono possibilità di forte guadagno ma al tempo stesso c’è un’esposizione al rischio molto ridotta e l’assenza o quasi è implicita nel fatto che la normativa che attualmente disciplina sul versante del processo penale l’agroalimentare è come una groviera, piena di buchi. E cioè se io faccio un calcolo costi benefici, mi conviene violare la legge, rispondo, sì perché con le carte truccate si guadagna ancora di più e comunque nel settore si guadagna molto e bene".

Alcuni settori della filiera del cibo sono più colpiti di altri, facendo innalzare i costi anche per i consumatori, come spiega ancora Caselli:

"Un settore pesantemente controllato dalle mafie è quello del trasporto dei prodotti agroalimentari e fanno molte volte il giro dell’oca, da una città all’altra, poi un’altra ancora, per poi tornare indietro, moltiplicando i chilometri e così i costi e ciò che paghi pochissimo al contadino finisci per pagarlo come consumatore un’enormità".

Ma difendersi dal malaffare sui può e si deve, si più fronti, come conclude il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo: 

"Il consumatore sicuramente può fare delle scelte cercando di arrivare il più vicino possibile al produttore, quindi dall’acquisto diretto dagli agricoltori passando per una lettura sempre attenta dell’etichetta. Abbiamo un sistema di controlli da primato nel mondo, quindi le agromafie si scoprono perché abbiamo un grande sistema di controlli. Ciò che manca invece è una normativa seria moderna e aggiornata sui reati agroalimentari".








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