2017-05-30 12:07:00

10.mo Aparecida. Carriquiry: è fonte viva del Pontificato di Francesco


Ricorre in questi giorni, il 10.mo anniversario della V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi ad Aparecida, in Brasile. Un evento di straordinaria importanza per la Chiesa dell'America Latina e per la Chiesa universale. Il presidente della Commissione di redazione del “Documento finale” di Aparecida era infatti il cardinale arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, e in molti ritengono che "l’evento di Aparecida" sia di fondamentale importanza per il Pontificato di Papa Francesco. Alessandro Gisotti, che fu inviato della Radio Vaticana ad Aparecida, ne ha parlato con il prof. Guzman Carriquiry, vice-presidente della Commissione pontificia per l’America Latina, che partecipò ai lavori al fianco del futuro Pontefice:

R. – Per chi ha partecipato ad Aparecida, la prima cosa che si avvertiva era un senso di profonda fraternità collegiale che si è vissuta ad Aparecida. La nostra Chiesa superava tensioni, polarizzazioni e tendeva a guadagnare grazie allo Spirito Santo, una maggiore comunione, una maggiore serena unità. Secondo elemento fondamentale fu il lavoro sinodale, e questo si deve molto – come lo dice padre Diego Fares in un recente articolo su “Civiltà Cattolica” – al cardinale Bergoglio. I risultati sono stati all’inizio necessariamente molto caotici: mi ricordo che ero molto ansioso per questo. Il cardinale Bergoglio sempre diceva: dobbiamo continuare a raccogliere tutto ciò che stanno producendo i vescovi, sapere bene quali sono i tempi attraverso i quali ci porta lo Spirito Santo. E di fatto, alla fine, nel Documento i vescovi scrivono: “Lo Spirito Santo ci ha condotto lentamente ma decisamente al traguardo”. E poi, noi dobbiamo pensare che Aparecida è stata quel tempo di grazia attraverso il quale la Provvidenza di Dio ha portato Jorge Mario Bergoglio alla Sede di Pietro.

D. – Si può dire anche che in quella Conferenza nacque una sintonia straordinaria tra Benedetto XVI e il cardinale Bergoglio?

R. – Ma certamente! I discorsi – l’omelia e il discorso inaugurale di Papa Benedetto furono molto importanti per tutto il percorso di Aparecida: Papa Benedetto inaugura e dà l’orientamento di fondo di Aparecida, Bergoglio riprende tutto insieme ai vescovi e lo porta a compimento, dandogli quella consistenza, quel profilo proprio di autocoscienza ecclesiale latinoamericana.

D. – Aparecida può essere considerata la fonte sempre viva di questo Pontificato? Si dice infondo che Evangelii gaudium è quasi – come dire – l’evoluzione universale di un documento come quello di Aparecida legato alla Chiesa latinoamericana …

R. – Certamente ci sono vasi comunicanti molto forti tra Aparecida e Evangelii gaudium. Il Papa a volte - un po’ sul serio, un po’ scherzando - dice che Evangelii gaudium è un mix tra il Documento di Aparecida ed Evangelii nuntiandi del Beato Paolo VI. No: io credo che sia assai di più! E’ il documento di un pastore diventato pastore universale e dunque lui riprende molti criteri fondamentali di Aparecida e li propone alla Chiesa universale, ma allo stesso tempo riprende il Magistero dei precedenti Pontefici. Leggendo l’Evangelii gaudium, uno si riconosce in un certo modo in Aparecida, ma Evangelii gaudium è ‘un salto di qualità universale’, in relazione ad Aparecida. Aparecida offre, per esempio, a Evangelii gaudium quell’asse fondamentale del documento che è stato l’incontro con Cristo.

D. – E’ da quell’incontro che poi nasce il "discepolato missionario", la “Chiesa in uscita”, tema forte di questo Pontificato…

R. – Esattamente! E’ da quell’incontro personale e comunitario con Cristo che il Documento di Aparecida invita e mostra, propone, un popolo che è discepolo e missionario di Cristo e che affronta tutta la realtà dell’America Latina sotto questo sguardo cristiano e pastorale: questa è proprio la chiave ermeneutica del Documento di Aparecida.








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