2017-06-03 14:11:00

Africa nella morsa della fame: a rischio 26 milioni di persone


Disperata la situazione umanitaria nel Sahel e in gran parte della zona Sub-sahariana in Africa dove, secondo un recente rapporto Onu, circa 26 milioni di persone sono allo stremo per mancanza di cibo e acqua. Quasi 10 milioni di persone si trovano, da tre mesi, in una situazione di gravissima emergenza, cifra destinare a salire drammaticamente nelle prossime settimane senza interventi imminenti. E le organizzazioni non governative lanciano un disperato appello alla comunità internazionale. Il servizio di Paola Simonetti:

L’Africa Sub-sahariana sta morendo di fame e di sete. Una delle più gravi crisi umanitarie degli ultimi decenni ha ridotto alla disperazione, nell’intera zona, circa 26 milioni di persone. In Paesi come Ciad, Camerun, Niger, Nigeria, sono oltre 7 milioni coloro che non hanno accesso a cibo ed acqua. Solo la punta dell’iceberg, secondo un recente rapporto dell’Onu, che stima nei prossimi tre mesi un aggravamento tale della situazione da mettere a rischio morte milioni delle persone coinvolte nei 16 Paesi del Sahel. Il coordinamento umanitario dell’Onu per il Sahel sottolinea come sia difficile anche solo stimare quanti esseri umani periranno per mancanza di cibo nei prossimi mesi. Gli scenari dei Paesi devastati più in generale dalla carestia, vengono resi più gravi da fattori locali specifici. Come in Niger dove gli abitanti che soffrono di crisi alimentare, passati da 748mila a 1,3 milioni negli ultimi giorni, sono colpiti nella regione di Diffa anche di epidemie di meningite ed epatite E. In Nigeria, invece, è il terrorismo islamico a tenere nella morsa della fame gli abitanti: i militanti di Boko Haram, infatti, che da quasi un decennio seminano terrore e morte, bloccano l’accesso agli aiuti umanitari. Ma il terrorismo è solo una conseguenza, in Nigeria come altrove nel Sahel, di cause molto più profonde che hanno generato la crisi, secondo Nora McKeon, dirigente dell’associazione “Terra Nuova”:

“Principalmente, da decenni, c’è stato un impoverimento del tessuto economico e sociale delle zone rurali, dove ancora abita la maggior parte della popolazione, e questo grazie a politiche che hanno privilegiato i prodotti di esportazione – cacao, caffè, cotone – anziché prodotti alimentari destinati ai mercati interni. Il risultato di questi programmi politici è stata l’espropriazione dei contadini dalla terra e la destrutturazione dell’agricoltura familiare che è il fondamento della pace sociale, ma anche della conservazione dell’ambiente del Sahel”.

E nonostante una stagione agricola soddisfacente nell’ultimo anno, spiega il rapporto Onu, il Niger ha un deficit alimentare di oltre 12 milioni di tonnellate, ossia il 48% del fabbisogno nazionale. In Sud Sudan, invece, la catastrofe sarebbe la conseguenza diretta di un conflitto prolungato dai leader sudsudanesi giudicati da molti incapaci di privilegiare il bene della popolazione. Urgenti, dunque, aiuti umanitari mirati, da parte della comunità internazionale, a cui le organizzazioni non governative lanciano l’appello a rompere il silenzio sulla tragedia umanitaria in atto e a strutturare piani efficienti di investimento, risultati spesso fallimentari, come conclude Nora McKeon, dell’associazione “Terra Nuova”: 

“L’Unione Europea e i suoi membri, cercando di rispondere alle cause profonde non trova di meglio da fare che esasperare queste stesse cause, utilizzando i fondi pubblici – attraverso un cosiddetto ‘piano di investimento esterno’ – per facilitare gli investimenti dell’agro-business europeo nell’agricoltura africana, nel nome della modernizzazione dell’agricoltura, promuovendo il modello di produzione sbagliato, piuttosto che rafforzare l’agricoltura familiare, lo sviluppo rurale, i mercati domestici”.








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