2017-06-03 13:27:00

Gran Bretagna al voto l'8 giugno guardando alla Brexit


Il Regno Unito è a pochi giorni dalle elezioni anticipate dell’8 giugno prossimo. La premier conservatrice, Theresa May, chiede consensi all’elettorato britannico per gestire con un mandato forte il percorso di uscita del Paese dall’Unione Europea. I recenti sondaggi parlano di confronto serrato del Partito Conservatore con i Laburisti di Jeremy Corbyn. Di queste consultazioni, Giancarlo La Vella ha parlato con Antonio Varsori, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Padova:

R. – Theresa May ha puntato fortemente sulle elezioni anticipate, per poterne uscire con una maggioranza più forte e, quindi, avere una posizione, sia sul piano interno, sia soprattutto sul piano internazionale, tale da consentirle anche un negoziato sulla Brexit più efficace. Gli ultimi sondaggi sembrano andare in una direzione diversa e, quindi, verso un certo indebolimento del Partito Conservatore. Si tratterà di vedere che tipo di maggioranza uscirà poi dalle urne, perché è chiaro che anche una parziale sconfitta da parte del partito della May avrà poi delle conseguenze anche sul negoziato con l’Unione Europea.

D. – Qualunque sia il risultato, si parla più di modalità di uscita dall’Unione Europa, nel senso che ormai la Brexit è una strada di non ritorno…

R. – Apparentemente sì. In linea di massima la tendenza sembra essere quella di un negoziato, magari con delle modalità diverse, ma in ogni caso con un obiettivo, che è quello dell’uscita dall’Ue, a meno che non vi siano chiaramente dei risultati sorprendenti dalle elezioni.

D. – Una Gran Bretagna, dopo la Brexit più proiettata oltreoceano, che cosa potrà provocare negli equilibri europei?

R. – Questo dipenderà molto da che cosa accadrà della presidenza americana, che è per il momento una presidenza ancora con delle prospettive non del tutto chiare. Certo, per ciò che riguarda l’Europa è evidente che ci sarà un rafforzamento della posizione dei due Paesi maggiori, la Germania e la Francia: al momento sembra soprattutto della posizione tedesca, perché la presidenza di Macron è appena agli inizi e, quindi, non è possibile stabilire se sarà una presidenza facile, difficile, e quali saranno poi soprattutto gli eventuali problemi interni; se ci sarà una volontà di fare alcune scelte economiche impegnative e, in qualche modo, forse impopolari.

R. – Queste elezioni hanno poi sullo sfondo il problema sicurezza che riguarda tutta l’Europa. È un settore questo in cui sarà opportuno continuare a dialogare…

R. – Io ritengo di sì. La Gran  Bretagna, che si voglia o no, è uno dei Paesi che ha la struttura militare più forte. Non dimentichiamo che ha sempre avuto un ruolo particolarmente significativo, più degli altri Paesi europei, all’interno dell’Alleanza atlantica; e ha sempre avuto delle relazioni di carattere strategico-militare molto strette con gli Usa. Quindi in ogni caso io ritengo che, a meno che non si voglia mettere in discussione la Nato – ma questo per il momento mi sembra che nessuno lo voglia – anche se si punterà a una maggiore autonomia europea nel settore della difesa, i rapporti con Londra sono importanti e non possono essere trascurati.

D. – Sicurezza soprattutto anche in chiave antiterrorismo…

R. – Questo certamente sì. Il terrorismo lo si affronta se si è uniti e se si è in grado di coordinare i propri sforzi, cosa che non sempre, devo dire, ultimamente è stata fatta. Quindi è una sorta di necessità. Poi, se si sia in grado di farlo, questo naturalmente lo vedremo in futuro; però credo che tutti siano coscienti che vi è una priorità in questo senso.








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