2017-06-06 13:29:00

Bangladesh: cresce la paura tra le minoranze religiose


“Il sentimento che accomuna la vita delle minoranze religiose in Bangladesh è la paura”: è quanto si legge in una nota della delegazione della Conferenza cristiana dell’Asia. Dal 2014 sono stati assaltati numerosi villaggi abitati dalle minoranze religiose: un fenomeno particolarmente diffuso è il 'land grabbing', l’esproprio di terra e di abitazioni ai danni di famiglie non musulmane. Giorgio Saracino ne ha parlato con padre Bernardo Cervellera, direttore di 'Asia News':

R. – La situazione religiosa in Bangladesh è che più dell’80% della popolazione è musulmana; poi c’è una minoranza discreta di indù e una piccolissima minoranza di cristiani cattolici (lo 0,4% su 150 milioni). Questa popolazione musulmana è stata spesso tranquillamente in convivenza con le altre religioni, come era un po’ la tradizione all’interno del subcontinente indiano. Ma da diversi anni - tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 - c’è sempre stato un incremento di radicalismo islamico. Questo è dovuto anche al fatto che ci sono stati spesso aiuti alla povertà del Bangladesh dati da Paesi del Golfo - in particolare l’Arabia Saudita - che oltre a dare aiuti per la povertà dà anche aiuti per costruire moschee e scuole coraniche, dove ci mettono predicatori radicali.

D.  - Come si possono tutelare quindi le minoranze religiose?

R. - Le minoranze religiose si possono tutelare se c’è il rispetto della legge, perché di per sé la legge garantisce la libertà religiosa in Bangladesh e garantisce anche il percorso della giustizia. Il problema è che la situazione che c’è in Bangladesh è anche una situazione di corruzione, una situazione di povertà estrema per cui chi è povero e subisce soprusi non è che abbia la possibilità di farsi rivalere e di chiedere giustizia. La corruzione è tale che si può fare tutto quello che si vuole.

D. - Che ruolo che può assumere la politica per attenuare questi conflitti interni?

R. - Io penso che il problema più grosso nel Bangladesh sia quello della povertà. Ci sono adesso tantissime industrie, tantissime compagnie che investono in Bangladesh perché il prezzo della manodopera del Bangladesh è una delle più basse nel mondo. Queste compagnie che vanno ad investire in Bangladesh dovrebbero avere il compito di spingere il governo a una maggiore giustizia e una maggiore equità nel trattare la popolazione e nel trattare le varie minoranze, altrimenti si rischia di distruggere la convivenza e quindi di distruggere anche questa rinascita economica che il Paese sta avendo.

D. - Negli ultimi due anni tra giornalisti, blogger e attivisti per i diritti umani sono stati uccisi perché promotori della libertà di pensiero e di religione. Come si può intervenire a sostegno di queste persone che tentano di cambiare e modificare qualcosa?

R. - Il problema più grosso per cui avvengono tutti questi soprusi, queste violenze, per cui ci si appoggia ai radicali islamici, è anzitutto un problema di povertà e un problema anche di potere politico. Bisogna affrontare questi due elementi: il problema della povertà attraverso degli investimenti che non abbiano come condizione il far maturare le scuole coraniche sullo stile dell’Arabia Saudita e, dall’altra parte, anche denunciare però, se non c’è una forza effettiva nel Paese, diventa molto difficile.








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