2017-06-06 14:17:00

Sanzioni arabe al Qatar: corsa ai generi di prima necessità


E’ ormai rottura tra Paesi arabi e Qatar, accusato di appoggiare il fondamentalismo islamico con i suoi risvolti terroristici. Sono già scattate sanzioni nei confronti di Doha da parte di Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrain e Yemen, mentre Iran, Kuwait e Algeria esortano al dialogo per ricomporre la frattura, che appare sempre più un confronto tra le varie anime musulmane. In Qatar la popolazione civile è in subbuglio. Sono sempre di più coloro che cercano di assicurarsi generi di prima necessità di fronte al blocco dei contatti commerciali. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Camille Eid, esperto del mondo islamico del quotidiano 'Avvenire':

R. - Il Qatar e l'Arabia Saudita si sono scontrati negli ultimi anni sulla gestione della carta islamista, nel senso che il Qatar aveva appoggiato fin dal 2011 le rivoluzioni della primavera araba e aveva scommesso sulla carta dei Fratelli musulmani, appoggiando questa fazione in Egitto, in Libia, in Siria. Mentre l’Arabia Saudita è più vicina alla corrente salafita e wahabita. Quindi adesso si sono trovati in concorrenza e soprattutto il Qatar ha iniziato a dialogare con l’Iran per motivi economici, strategici. Questo chiaramente ha irritato molto Riyad, che vede l’Iran come il fumo negli occhi.

D. - Quindi all’interno dello storico confronto tra sunniti e sciiti si innestano altri tipi di situazioni?

R. - Sì e questo è un po’ strano, perché il Consiglio di cooperazione del Golfo sembrava più compatto rispetto ad altre realtà regionali nel mondo arabo. Pensiamo al Maghreb, al Levante, ai rapporti tra Egitto e Sudan…

R. - L’isolamento del Qatar potrebbe provocare una destabilizzazione nell’area?

R. - Purtroppo sì. Qualcuno prevede addirittura una specie di invasione del Qatar da parte degli altri Stati del Golfo e quindi, se la crisi dovesse avere risvolti negativi, chiaramente, si potrebbe arrivare anche allo scontro. Oppure, qualcuno potrebbe cercare di sollevare la famiglia Althani, che governa il Qatar, attraverso un colpo di Stato o muovendo delle pedine interne. Questo in caso di un deterioramento della situazione. Il compromesso, che è stato proposto dagli Emirati, potrebbe passare attraverso la televisione satellitare Al Jazeera. Doha potrebbe essere costretta a chiudere questo canale panarabo, che è sempre più la voce del Qatar, e quindi bisognerà vedere se il governo qatariota accetterà un prezzo così alto da pagare o se non troverà un sostegno da fuori.

D. - Guardando alle accuse che vengono fatte al Qatar, è pensabile che uno Stato così piccolo possa da solo sostenere gruppi fondamentalisti come Al Qaeda, sedicente Stato islamico, Fratelli musulmani e altro?

R. - Questa è una cosa senza fondamento. Chiaramente ci saranno dei clan, delle famiglie, dei poteri in Qatar che lo hanno fatto in passato, ma è una cosa che non regge molto. Chiaramente il Qatar continua a sostenere la Fratellanza musulmana, ma, rispetto ai movimenti salafiti e wahabiti, la Fratellanza musulmana appare una fazione molto più moderata, anche se appartiene all’islam politico.








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