2017-06-07 08:11:00

Paura a Parigi per terrorismo. Italiano uno dei killer di Londra


L’attacco ieri pomeriggio a Notre-Dame a Parigi: Farid Ikken, l'assalitore, ferito dalla polizia, avrebbe detto di essere "un soldato del Califfato" dell'Is. Lo riferiscono fonti vicine all'inchiesta in corso in Francia dopo l’attentato di ieri pomeriggio. Intanto le indagini a Londra, a tre giorni dall’attacco al London Bridge, rivelano che veniva dall’Italia il terzo assalitore: si tratta di un italo-marocchino ed era stato già fermato a Bologna nel 2016. Il servizio di Adriana Masotti:

L'attentatore a Notre Dame sarebbe Farid Ikken, algerino, nato nel 1977 e arrivato nel marzo 2014 in Francia. Nella sua abitazione sarebbe stato ritrovato un video con il giuramento all'Is e il proposito di commettere attentati. Ikken è un ricercatore, laureato in scienze sociali e dottorando all'universita' di Metz in Francia, sposato con una svedese.

Ieri, poco dopo le 16, sulla spianata della cattedrale di Notre-Dame, fra migliaia di fedeli e turisti, l'algerino si era avventato armato di un martello e due coltelli contro tre poliziotti gridando "Questo e' per la Siria!" Uno dei poliziotti è stato ferito di striscio al collo, un altro ha reagito, gli ha sparato ferendolo alle gambe.  L’uomo si sarebbe poi definito "un soldato del califfato". Per due ore oltre mille persone sono rimaste chiuse nella cattedrale in attesa delle perquisizioni e degli accertamenti della polizia, che li fara' uscire alla spicciolata ad allarme cessato, quando sara' esclusa l'ipotesi della presenza
di un complice all'esterno o all'interno della cattedrale. L’esplosione di due spari avevano fatto temere il peggio e la gente, presa dal panico, si era
rifugia all’interno della chiesa.

Il presidente Macron in serata ha affermato che per il governo francese, la sfida del terrorismo e' piu' che mai
"prioritaria”. Oggi si terrà il Consiglio di difesa gia' previsto per mettere a punto la nuova task force antiterrore, un nuovo corpo di agenti ad alto livello agli ordini diretti dell'Eliseo, pronti a intervenire in qualsiasi momento.

A Londra intanto dalle indagini sull’attacco al London Bridge emerge che aveva la nazionalita' italiana Youssef Zaghba, identificato come
il terzo terrorista dell'attacco di sabato scorso nella capitale britannica.  L'uomo di madre italiana e padre marocchino, viveva nell'East London come gli
altri due terroristi.  Un anno fa era stato fermato all'aeroporto di Bologna con un biglietto per Istanbul, informazioni in possesso dell'intelligence internazionale.

La premier Theresa May, rispondendo alle polemiche sollevate, ha chiesto uno screening sull'efficacia di polizia e servizi segreti. Domani il voto a Londra per le elezioni legislative, previsto il rafforzamento della sicurezza ai seggi.

E in questo contesto il voto in Gran Bretagna assume tutt’altra direzione, come sottolinea Lorenzo Colantoni ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali, al microfono di Gabriella Ceraso:

R. – La particolarità è che queste elezioni sono nate come elezioni Brexit e finiranno per essere poco o nulla a proposito della Brexit. Il problema della May è che lei aveva bisogno di una legittimazione consolidata in Parlamento e in generale per poter riprendere tutto quello che i conservatori avevano perso; sono invece arrivati a questo perché i numerosi attentati hanno fatto vedere che sì, l’Unione Europea, la discussione Brexit, è un tema importante ma non è forse centrale. E l’altro punto è che lentamente la discussione è diventata sempre di più su chi fosse più adatto a governare e in questo la May ha perso: si è presentata con un programma che era poco chiaro e in cui questo concetto di leadership forte e stabile veniva concentrato soprattutto sul tema della Brexit. Quando è stato affrontato il tema della sicurezza oppure del sistema sanitario nazionale di cui i conservatori sono stati colpevoli di grandissimi tagli e grandi probelmi al momento, questa specie di castello di carte della Brexit è andato crollando, lasciando spazio a chi invece aveva in un certo senso studiato da leader, come Jeremy Corbyn.

D. – Quindi questa clamorosa rimonta dei laburisti non è legata solo alla questione-tagli alla polizia?

R. – Non solo. Il punto è che nell’elettorato del Regno Unito, al momento, c’è un forte bisogno di una politica differente; di un personaggio che vada contro quello che i tories hanno difeso e portato avanti negli ultimi anni. Ecco, la Brexit ne è un esempio; ci sono tanti elettori britannici che hanno una grande maturità a livello politico ed economico, soprattutto dopo questa presa di coscienza della Brexit. Tutti questi elementi concorrono alla ricerca di una soluzione alternativa che è ancora più sentita nel momento in cui quello che propone la May appare inconsistente.

D. – Di fronte alla paura di questi attacchi, tutti e due hanno reagito dicendo: “Basta. E’ troppo. Bisogna fare di più”. Cosa dobbiamo aspettarci da entrambi, se vincono?

R. – May da tempo propone misure restrittive di controllo, addirittura parlava di controllare i social network: quindi lei punterebbe sul controllo. Jeremy Corbyn punta invece a una posizione sociale, ad aumentare il numero di persone nell’ambito della polizia. Bisogna fare considerazioni diverse: che la mossa della May potrebbe essere inquinata da decisioni personali o legate al proprio partito; dall’altro, però, la grande paura dell’elettorato britannico nei confronti di Corbyn è quella delle spese: in tanti hanno paura di altre tasse … In questo senso, quindi, le elezioni britanniche potrebbero essere influenzate da queste due soluzioni differenti al problema sicurezza che in realtà, poi, avrà il suo impatto anche sulla Brexit stessa, perché tutti quanti sanno che per migliorare le condizioni c’è bisogno di collaborazione, soprattutto e in particolare con gli altri Paesi europei. E questo potrebbe rappresentare un problema nel momento in cui le negoziazioni per la Brexit sono ancora molto calde e un accordo di qualsiasi tipo lontano dall’essere raggiunto.

D. – Quindi l’ago della bilancia in questo 8 giugno – cosa che prima sembrava chiaro – quale sarà ora?

R. – Forse i tre elementi per importanza potrebbero essere: il primo, l’economia e lo stato sociale, il secondo, la sicurezza e poi, il terzo, la Brexit. In generale, quello che determinerà veramente, forse, al momento, è la persona che riuscirà ad offrire sia una leadership convincente ma soprattutto una ricetta politica che soddisfi questa insoddisfazione dilagante, ormai dal ceto più basso a quello più alto del popolo britannico.

 








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