2017-06-09 14:22:00

Domani la visita di Papa Francesco al presidente Mattarella


Alla vigilia della visita ufficiale di Papa Francesco al Quirinale, Fabio Colagrande ha sentito il commento di Nicola Graziani, quirinalista dell'Agenzia Italia

R. – Quando il presidente Mattarella, nell’aprile del 2015, arrivò in visita in Vaticano, mi colpì moltissimo la forte e spontanea comunanza d’idee e sensibilità tra lui e il Papa. C’è un comune sentire tra questi due personaggi, in fondo superiori alla meschinità della politica di tutti i giorni. Condividono le stesse idee sugli stessi grandi problemi che costantemente indicano alla politica o alla Chiesa o a tutti perché vengano risolti. Penso solamente al problema del lavoro e della disoccupazione giovanile. O al nuovo modo in cui bisognerebbe affrontare la politica… Mi vengono in mente, a  questo proposito, le recenti parole del Papa all’Azione cattolica: sono parole che si sposano perfettamente con quelle che di solito usa Mattarella. Diciamo che nell’incontro tra Francesco e il presidente Mattarella, rispetto a occasioni precedenti, ci sono meno pacche sulla spalla, c’è meno ostentazione di un rapporto personale, ma c’è una comune visione del mondo che è molto più forte come collante.

D. – Distinzione dei ruoli ma nell’ottica di una collaborazione per il bene comune. E’ questo lo spirito dei rapporti tra Italia e Santa Sede che verrà incarnato anche in questo incontro…

R. – Assolutamente sì. Per fortuna è un approccio dimostrato dalla lunga tradizione dei rapporti fra i due Stati. Forse la visita di Papa Francesco avrà una sola differenza, rispetto a quelle di alcuni suoi predecessori. Quando i Papi erano tradizionalmente italiani e venivano al Quirinale, infatti, c’era sempre quasi un sottile disagio, non detto, perché ci si ricordava che questo palazzo era stato il palazzo del Papa fino al 1870. Con Karol Wojtyla, con Joseph Ratzinger e adesso, in maniera più completa, con Bergoglio, abbiamo superato questo piccolo disagio psicologico. Adesso i rapporti sono ancora più maturi: i due Stati sono ancora più pronti a una collaborazione per affrontare i grandi problemi della politica e della contemporaneità.

D. – Il tema del lavoro giovanile, sul quale il Papa è tornato recentemente a Genova, potrebbe essere uno di quelli su cui il Pontefice e il presidente Mattarella potrebbero incontrarsi e ritrovarsi per lanciare un appello comune…

R. – Tu giustamente citavi il discorso del Santo Padre all’Ilva; io cito il discorso di fine anno di Mattarella che ha insistito su due punti: la lotta alla corruzione, che è grosso modo il 7 per cento del Pil e quindi l’esigenza di un rinnovamento anche morale e anche civile, e poi i problemi della disoccupazione giovanile e dell’ambiente… Sono tutti argomenti che noi abbiamo considerato per tanti anni belle cose, belle battaglie, un po’ utopiche in realtà: ma la buona politica ha bisogno di utopia e delle grandi visioni strategiche dell’uomo. Il Papa su questo giustamente può indicare la strada. Mattarella che è un cattolico praticante, laico in politica ma cattolico praticante, è perfettamente in grado di recepire questi messaggi e di tradurli in azione politica laica, cioè valida per tutte le componenti della società italiana.

D. - Cosa possiamo, in conclusione, aspettarci dall’incontro di domani?

R.  – Il rafforzamento di queste grandi e nobilissime e più che  necessarie battaglie. Perché queste battaglie hanno sempre bisogno di essere rafforzate, di essere ribadite. La mente degli uomini è sempre un po’, come dire, superficiale; tendiamo a dimenticarcene facilmente, facendoci prendere dalle ansie della quotidianità. Ma le grandi vittorie arrivano e maturano quando si guarda in maniera strategica al futuro ricordandoci giorno per giorno che bisogna puntare in alto.








All the contents on this site are copyrighted ©.