2017-06-10 12:52:00

Papa a Mattarella: lavoro per i giovani, politica per la famiglia e migranti


Un’alleanza per il lavoro specialmente per i giovani, politiche per la famiglia e ancora la sfida del fenomeno migratorio e del terrorismo. Sono i temi cruciali toccati dal Papa nel suo discorso stamani al Quirinale. Temi espressi anche dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: troviamo nella Chiesa, ha detto, un valido sostegno. Momento centrale della visita del Papa al capo dello Stato italiano è stato proprio quello dei rispettivi discorsi tenuti nel Salone dei Corazzieri. Papa Francesco è il quinto Pontefice che, dalla nascita della Repubblica italiana, fa visita al Quirinale. Con quella odierna, il Papa intende ricambiare la visita in Vaticano del presidente Mattarella, avvenuta il 18 aprile 2015. Sulle parole del Papa e di Mattarella, il servizio di Debora Donnini:

Papa Francesco guarda all’Italia con una speranza fondata sulla “memoria grata” verso le precedenti generazioni, nonostante i problemi che il Paese si trova davanti. Quella di cui parla Francesco è una memoria grata verso i padri e i nonni  - “sono anche i miei” ricorda -  che hanno portato avanti quei valori come la dignità della persona, la famiglia, il lavoro, posti al centro della Costituzione repubblicana, riferimento per la vita democratica del popolo. Valori che il Papa e Mattarella ricordano nei loro discorsi, specialmente di fronte alle nuove sfide, in un incontro all'insegna di una grande cordialità.

Il Papa si sofferma sui problemi che l’Italia e l’Europa si trovano davanti: dal terrorismo internazionale, “che trova alimento nel fondamentalismo”, al fenomeno migratorio, accresciuto da guerre e squilibri economici, fino alle difficoltà delle giovani generazioni ad accedere ad un lavoro stabile e dignitoso, difficoltà che, sottolinea, non favorisce la nascita di nuove famiglie e di figli”.

Il lavoro specialmente per i giovani è l’emergenza sottolineata da entrambi. Ai pubblici poteri, imprenditori e sindacati, il Papa rivolge il suo appello:

“Ribadisco l’appello a generare e accompagnare processi che diano luogo a nuove opportunità di lavoro dignitoso. Il disagio giovanile, le sacche di povertà, la difficoltà che i giovani incontrano nel formare una famiglia e nel mettere al mondo figli trovano un denominatore comune nell’insufficienza dell’offerta di lavoro, a volte talmente precario o poco retribuito da non consentire una seria progettualità”.

Per creare nuove opportunità di lavoro dignitoso serve quindi “un’alleanza di sinergie e iniziative”, dice Francesco: le risorse finanziarie devono essere al servizio di questo obiettivo di grande valore sociale e e non distolte, sottolinea, in “investimenti prevalentemente speculativi” che denotano la mancanza di un disegno di lungo periodo.

Lavoro e una politica per la famiglia sono dunque i due pilastri indicati dal Papa per costruire un avvenire degno dell’uomo:

“Il lavoro stabile, insieme a una politica fattivamente impegnata in favore della famiglia, primo e principale luogo in cui si forma la persona-in-relazione, sono le condizioni dell’autentico sviluppo sostenibile e di una crescita armoniosa della società”.

Serve per questo, in campo politico e amministrativo, un lavoro paziente di tessitura dei legami fra gente e istituzioni. Da qui si sviluppa la vera democrazia.

Il Papa loda poi l’Italia perché facendo appello alle sue risorse spirituali ha trasformato sfide come quella del fenomeno migratorio in occasioni di crescita. Ad esempio accogliendo i profughi, salvandoli con le sue navi nel Mediterraneo, e poi con l’impegno di volontari, parrocchie e associazioni ecclesiali. Un’altra prova è il lavoro per la pace in ambito internazionale. Ancora, il Papa ricorda nel suo discorso al presidente della Repubblica Matterella, “la fortezza animata dalla fede” con la quale le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto hanno vissuto quella drammatica esperienza.

“La Chiesa in Italia è una realtà vitale” che vive gioie e dolori del Paese, sottolinea poi il Papa. L’ispirazione è l’insegnamento della Costituzione pastorale, Gaudium et spes, che auspica collaborazione fra la comunità ecclesiale e quella politica. Un insegnamento consacrato dalla revisione del Concordato nel 1984 e un impegno che ha promosso una “peculiare forma di laicità”, “non ostile” dice il Papa, ma “amichevole e collaborativa” seppur nella rigorosa distinzione delle proprie competenze:

“Una laicità che il mio predecessore Benedetto XVI definì ‘positiva’. E non si può fare a meno di osservare come, grazie ad essa, sia eccellente lo stato dei rapporti nella collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia, con vantaggio per i singoli e l’intera comunità nazionale”. Papa Francesco ringrazia quindi l’Italia per la disponibilità alla collaborazione dello Stato, dimostrata ad esempio in occasione del recente Giubileo.

In conclusione, il Papa ricorda al presidente Mattarella che se l’Italia saprà avvalersi delle sue risorse materiali e spirituali, troverà la via giusta per governare le problematiche che si trova di fronte e assicura una fattiva collaborazione della Santa Sede per il bene comune:

“Nella Chiesa Cattolica e nei principi del Cristianesimo, di cui è plasmata la sua ricca e millenaria storia, l’Italia troverà sempre il migliore alleato per la crescita della società, per la sua concordia e per il suo vero progresso. Che Dio benedica e protegga l’Italia!”.

Oltre all’emergenza del lavoro per i giovani, nel suo discorso il presidente Mattarella auspica “un fronte comune” verso il terrorismo e il fanatismo e la necessità di rispetto per l’ambiente, priorità per la politica:

"Sappiamo di poter trovare nella Chiesa, come vostra Santita' ci ha ricordato in occasione della mia visita in Vaticano due anni fa, un valido e utile sostegno, nella consapevolezza, ricordo ancora le sue parole puntuali, che la reciproca autonomia non fa venir meno ma esalta la comune responsabilità per l'essere umano concreto e per le esigenze spirituali e materiali della comunita'".

Il Palazzo del Quirinale reca i segni dell’attività “dei suoi predecessori”, dice Mattarella al Papa, ed è divenuto sempre di più negli anni “Casa degli italiani”.








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