2017-06-11 13:00:00

G7 Ambiente: le religioni si impegnano con la Carta dei Valori


Viene consegnata oggi a Bologna, ai ministri del G7 Ambiente la Carta dei Valori e delle Azioni, firmata dai rappresentanti delle più grandi religioni del mondo, un richiamo all’importante ruolo delle religioni nella difesa del pianeta e alla necessità della collaborazione con la politica. La Carta è stata redatta durante la Tavola del Dialogo confronto Interreligioso sulla Custodia del Creato, promossa da ‘Earth Day Italia’, sempre nel contesto del G7 Ambiente. Ai partecipanti è giunto un messaggio di Papa Francesco in cui auspica “un rinnovato impegno nel riconoscere e preservare la bellezza del creato, dono incomparabile di Dio affinché sia un luogo abitale per tutti”. Francesca Sabatinelli :

Un appello alle responsabilità dei Paesi più ricchi chiamati ad aiutare i Paesi più poveri a sopravvivere al cambiamento climatico e al degrado ambientale, trasformando le proprie economie, mettendo in campo misure per ridurre drasticamente le emissioni di carbonio e per accrescere la tecnologia, l’innovazione e la competitività verde. E’ il punto chiave della Carta dei Valori e delle Azioni firmata dai leader religiosi di tutto il mondo e nella quale si sottolinea soprattutto come “la crisi ecologica è inestricabilmente legata ai problemi globali di povertà, disordini e migrazione, e colpisce più durante i meno abbienti”.

Nel testo, inoltre, si dichiara la indica la necessità di proteggere gli accordi di Parigi e la loro efficace applicazione. A firmare il testo esponenti delle comunità ebraiche, buddiste, induiste, musulmane, per i cattolici l’arcivescovo Metropolita di Bologna, mons. Matteo Zuppi:

R. – Mi sembra che l’Enciclica di Papa Francesco ‘Laudato si’’ abbia aiutato straordinariamente le religioni a pensarsi insieme e a spingere nel dare indicazioni ai politici e ai governanti per una preoccupazione comune, cioè: le religioni si ritrovano insieme e questo facilita anche il fatto che posizioni così diverse, come quelle che si ritrovano nella comunità internazionale, possano cercare di trovare un’unità necessaria e indispensabile per affrontare il tema.

D. - Voi non nascondete, anzi denunciate in modo chiaro le responsabilità dei Paesi più ricchi…

R.  – Le responsabilità dei Paesi più ricchi sono che se non ci sono delle regole, o una preoccupazione comune, pensano di fare quello che vogliono. Questo significa far pagare il conto a qualcuno, e il conto lo pagano i Paesi più poveri ma, paradossalmente, lo pagherà anche chi verrà dopo gli attuali ricchi, perché i Paesi ricchi tolgono la ricchezza a chi verrà dopo di loro, quindi la tolgono già adesso a chi è povero ed è impoverito - perché le risorse se le porto da una parte, se le uso da una parte, le tolgo dall’altra - e le tolgono anche ai ricchi che verranno dopo. Quindi è folle ed è un vero futuro non sostenibile. Credo che non dobbiamo continuare a giocare sul limite del baratro. Molti si domandavano negli interventi: “Chi è quel matto che…”. Effettivamente siamo matti, cioè non vogliamo renderci conto. Mi sembra che le religioni, se crescono nel dialogo tra di loro e in quell’impegno che comunque contiene ogni religione per il bene comune, potranno svolgere un ruolo fondamentale. Mi sembra che la ‘Laudato si’’ abbia indicato molti contenuti, certamente, che sono quelli su cui anche abbiamo molto lavorato, ma ha anche indicato un metodo: non assistere, non essere spettatori, non pensare che le religioni siano un fatto privato. Senza il Creatore non si difende il Creato, senza qualcuno che ci permette di moderarci rischiamo di rovinare l’unica casa che abbiamo.

D. – In questo documento, in questa Carta, si fa un chiaro riferimento alla necessità di tutelare e di proteggere gli Accordi di Parigi. Sappiamo che un grande attore, gli Stati Uniti, si è sfilato. Un atto gravissimo e voi lo avete ribadito…

R. – Sì, perché è chiaro che questo indebolisce, per due motivi: primo, perché non è un attore secondario e, secondo, perché indebolisce il metodo cioè, se gli impegni possono essere rivisti, e per di più dopo poco tempo, è chiaro che indebolisce il metodo, tenderebbe a scoraggiare anche qualunque accordo perché allora il rischio è che si dica: che lo facciamo a fare se poi dopo c’è una via d’uscita? Pacta servanda sunt, tanto più negli impegni così fondamentali. E’ chiaro che il disimpegno americano comunque sia non è immediato, non ha una conseguenza immediata, ora ce l’ha nell’indebolire il consenso, che è l’unica via per affrontare la casa comune. Se non ci mettiamo d’accordo è chiaro che ognuno può continuare a pensare di poterla gestire per il suo piccolo pezzo. Non la possiamo gestire per il nostro piccolo pezzo, non c’è via d’uscita se non insieme e, quindi, indebolire questo è indubbiamente colpevole.








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