2017-06-12 13:03:00

Amministrative: fuori i 5 stelle dai ballottaggi, bassa l'affluenza


Primo turno delle elezioni amministrative in Italia, che hanno interessato importanti capoluoghi di Regione e di Provincia. A Genova sarà ballottaggio tra il candidato di centrodestra, Marco Bucci e quello di centrosinistra, Giovanni Crivello. Confermato per il quinto mandato Leoluca Orlando a Palermo, a Parma è in vantaggio l’ex candidato grillino Federico Pizzarotti, mentre a Verona il confronto sarà interno a due esponenti del centrodestra. In generale il Movimento Cinque Stelle è fuori dal secondo turno nelle maggiori città, riproponendo una sfida tra centrosinistra e centrodestra. Bassa l’affluenza che si attesta al 60%. Per un commento Michele Raviart ha intervistato Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”:

 

R. – Certamente c’è un risultato che a prima vista sembra riportarci indietro di qualche anno, perché ripropone una battaglia elettorale con protagonisti i poli di centrodestra e di centrosinistra. Attenzione agli “effetti ottici”: queste elezioni, come tutte le elezioni comunali, si sono svolte con la legge elettorale che consente di eleggere direttamente i sindaci, e che più costringe alle coalizioni. Sarei prudente nel considerare questo passaggio come un ritorno alle dinamiche che ci siamo lasciati alle spalle, e che sono state compromesse seriamente dal risultato del referendum del 4 dicembre, che ha avviato un’onda neoproporzionalista nel nostro Paese.

D. – Come si può valutare il risultato del Movimento 5 Stelle, che non ha raggiunto il ballottaggio in nessuna delle grandi città?

R. – Certamente risalta il risultato del Movimento 5 Stelle, un risultato deludente non tanto rispetto alle attese quanto al trend che si era manifestato negli ultimi anni. Io credo che fosse prevedibile che subissero una battuta d’arresto, perché ci sono state crisi a livello locale che hanno pesato: penso al caso della città di Parma o alla selezione dei candidati, come nel caso di Genova. Ma anche le esperienze di governo del Movimento 5 Stelle a Torino e a Roma non ha portato a quegli esiti che forse una parte dell’elettorato si aspettava. Detto questo, il dato che secondo me è più eclatante di questo voto è il rafforzarsi delle “non scelte”. Siamo arrivati al 60 percento alle elezioni di prossimità per definizione: quelle comunali. Questo è un dato pesante e credo che bisogna cominciare ad essere molto attenti alla crescita del non voto, che è una scelta amara e spesso indignata con la quale dovranno fare i conti tutti i partiti. È probabile che alle elezioni politiche generali almeno una parte di questo voto - non voto - torni a pesare e a condizionare gli scenari nazionali.

D. – Politicamente forse la città più interessante è Genova, dove i 5 Stelle hanno raccolto meno di quello che ci si aspettava considerando anche che è la città di Beppe Grillo; e il centrodestra ha invece raccolto la maggioranza relativa dei voti con la Lega come maggior partito. È pensabile una rinascita di quella che è la storica coalizione di centrodestra?

R. – Tutto è pensabile. Siamo in una fase molto fluida. Allo stato delle cose è evidente che dentro l’antico centrodestra ci sono due linee che tendono a divaricarsi: da una parte c’è un centrodestra che si richiama al Partito popolare europeo; mentre c’è un’altra parte più radicale che fa capo a Salvini, l’anti-europeista che contesta l’Unione in quanto tale. Questa è una linea di strappo forte ed è impossibile pensare a politiche nazionali che non tengano conto di questa portante europea. Detto questo, è indubitabile che queste elezioni segnalano che un centrodestra unito è più competitivo. Questo vale anche per il centrosinistra, perché a livello locale si sono realizzate delle alleanze che allo stato delle cose, a livello nazionale, sono difficili da immaginare.

D. – Qual è lo stato di salute del Pd?

R. – Resta un partito che se la gioca largamente per il ruolo di partito di maggioranza relativa nel nostro Paese. Queste elezioni confermano che il partito ha un radicamento, che le lacerazioni che ha subito sono state serie anche se non hanno passato la macchina del consenso che ancora c’è. Credo che questo sia un segnale che Renzi può assommare in positivo dopo quello che aveva ottenuto con le primarie alle quali avevano partecipato più elettori di quanto atteso alla vigilia. Che sia già un verdetto definitivo e su quello che sarà lo scenario futuro, anche qui ci andrei prudente. 








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