2017-06-12 07:47:00

Legislative Francia: netta vittoria del partito di Macron


In Francia, il movimento “En marche” del presidente Macron stravince al primo turno delle legislative di ieri. Netta sconfitta per i socialisti, mentre l’astensione è stata di oltre il 50%. Il servizio di Elvira Ragosta:

La Republique en marche ottiene con gli alleati centristi il 32,32% dei voti, che per il movimento del presidente Macron significherà dai 400 ai 445 seggi in Parlamento, su un totale di 577. Una vittoria che sembra aver polverizzato i partiti tradizionali: senza precedenti il declino del partito socialista, che può sperare di ottenere dal ballottaggio di domenica prossima dai 20 ai 30 seggi mentre per la destra dei Repubblicani il numero dei parlamentari si attesterebbe tra i 70 e i 110, la metà rispetto alle precedenti legislative. "En marche" stravince anche contro le ali più estreme: il Front National di Marine Le Pen ottiene il 13,20%, mentre La France insoumise, il partito di sinistra radicale di Melenchon e il partito comunista hanno ottenuto il 13,74%. Oltre alla schiacciante vittoria del movimento del presidente Macron, che avrebbe dunque la maggioranza assoluta dell’Assemblea Nazionale, altro dato importante di questo primo turno è l’astensionismo, che ha toccato il 51,2%: ovvero un francese su due non è andato a votare. Una simile percentuale di astensionismo era stata toccata in Francia solo nel 1958.

Per un'analisi sul voto di ieri in Francia che ha premiato il movimento di Macron e indebolito i partiti tradizionali, Elvira Ragosta ha intervistato Antonio Villafranca, responsabile dell'area Europa dell'Ispi:

R. - “En Marche” si è presentata come un partito sì nuovo, ma che capitalizza sia, da un lato, dai Socialisti, che dall’altro lato sui Repubblicani, e ponendosi al centro:  un centro totalmente rinnovato. Ed è proprio questa sua capacità di attingere sia a sinistra che a destra, che ha indebolito i partiti tradizionali, e soprattutto il partito socialista che, appunto, avrà probabilmente 1/20 dei seggi che aveva precedentemente. I Repubblicani hanno tenuto: certo, riducendo di molto la loro presenza, però una tenuta c’è stata. Il vero problema è quello della sinistra, il cui leader peraltro non è stato neanche eletto: lì è proprio un partito che è collassato, che non è riuscito a trovare una nuova identità. Quindi la vera sconfitta, ovviamente, è quella della sinistra francese moderata, cioè quella dei Socialisti.

D. – Da 400 a 445 i seggi il movimento di Macron avrebbe in Parlamento. Una maggioranza schiacciante considerando che il totale dei seggi è 577. Allora, cosa prevedere sul funzionamento di questa Assemblea?

R. – Anzitutto è veramente una maggioranza schiacciante. Bisogna risalire addirittura al 1993, quando una coalizione di destra era riuscita ad ottenere oltre 470 deputati. Ma è un risultato importante per Macron perché ha bisogno di una fortissima maggioranza per portare avanti le riforme che ha promesso. Lui adesso ha una grandissima responsabilità, perché ha promesso veramente di rinnovare e cambiare la Francia e su diversi piani: sul mercato del lavoro, su quello della negoziazione sindacale, delle spese in campo militare, sul piano fiscale con i tagli che vuole fare: tutta una serie di temi altamente sensibili da un punto di vista sociale. E non è escluso che su questo si possano mobilitare anche le piazze in futuro. Proprio per portare avanti queste riforme, lui ha bisogno di una maggioranza molto forte e coesa e la sfida sarà proprio questa.

D. – Altro dato importante di questo primo turno è l’astensionismo che ha toccato la soglia del 51,29%: in pratica un francese sue due non si è recato alle urne. Allora, come leggere questo dato e cosa prevedere per la partecipazione al ballottaggio di domenica prossima?

R. – Alle parlamentari c’è sempre una partecipazione molto più bassa rispetto a quella delle presidenziali. In genere è superiore al 40%; questa volta si è andati ben oltre, ma ciò è dovuto soprattutto al mancato interesse da parte di chi aveva creduto in Marine Le Pen e nel suo progetto, di sostenere lei o anche Mélenchon dall’altra parte dello spettro politico. Non avendo vinto i loro candidati e i loro partiti di riferimento, allora c’è anche un minore interesse a partecipare anche a questo turno. Al ballottaggio, si può pensare che proprio la capacità di Macron di porsi a metà tra la sinistra e la destra fa sì che sia molto facile per entrambe, a seconda di chi è il secondo classificato di ciascuna circoscrizione, appoggiare proprio il partito di Macron. Quindi Macron potrebbe vincere in quasi tutti, o comunque in moltissime delle circoscrizioni in cui si è andati al ballottaggio. 








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