2017-06-15 12:14:00

Norcia, domani l'inaugurazione del primo Centro di Comunità


Sarà il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, ad inaugurare e benedire domani a Norcia, alle 19.00, il primo dei cinque Centri di Comunità nelle zone terremotate: si tratta di edifici polifunzionali di pubblica utilità pensati come luoghi per le liturgie, le attività pastorali, sociali, culturali e ricreative. All’inaugurazione sarà presente anche mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia. Giorgio Saracino lo ha intervistato:

R. – Il Centro di Comunità è un progetto portato avanti da Caritas Italiana in occasione delle catastrofi naturali che hanno colpito già altre regioni d’Italia negli anni scorsi e, più recentemente, la nostra regione. È un grande salone che viene donato - grazie all’impegno e alla generosità degli italiani che sostengono le raccolte promosse da Caritas Italiana - alle comunità che hanno perduto i loro luoghi di culto e di aggregazione. Dunque a Norcia noi inauguriamo questo grande salone, appena concluso, chiedendo la benedizione del Signore su questo luogo che diventa il luogo della vita della comunità, sia per la celebrazione dei Sacramenti della vita cristiana, sia per altri incontri, momenti di condivisione e anche di festa. Dunque, un luogo per la vita: la vita è ripresa, deve riprendere; avere anche le strutture che aiutano e che sostengono questo processo di ricostruzione - che non è soltanto ricostruzione di muri, ma è ricostruzione interiore delle persone, della fiducia e della speranza - e avere segnali di questa portata è un incoraggiamento significativo per tutti coloro che devono affrontare la fatica del “ricominciare”.

D. – Quali saranno le maggiori attività dei Centri di Comunità?

R. – Certamente l’azione liturgica della parrocchia: come si sa, nella città di Norcia e di tutti i paesi vicini non c’è una sola chiesa che possa essere utilizzata; dunque certamente diventa il luogo della parrocchia, ma nello stesso tempo della catechesi dei fanciulli e degli adolescenti, della pastorale familiare. Luoghi di incontro e di condivisione non strettamente legati alla vita pastorale nel senso più ridotto del termine, ma luoghi di vita sociale, dove la gente si possa incontrare, trovare. Dunque, un salone polivalente.

D. – Un segnale di rinascita e speranza per la popolazione locale: qual è la situazione ad oggi, in Umbria?

R. – La situazione è pesante perché adesso si stanno smaltendo le macerie. Si pensa alla ricostruzione, però ancora non può iniziare per diverse ragioni. Qua e là qualche iniziativa che permette il recupero degli edifici è stata messa in atto; sono arrivate già per diversi sfollati le cosiddette “casette di legno”; sono stati organizzati dei villaggi di container e dunque la gente ritrova, piano piano, una certa normalità. È chiaro che manca ancora una regolarità nella vita. Finita l’emergenza, si è ancora un po’ nel provvisorio…

D. – Se dovesse rivolgere un appello alla popolazione e alle istituzioni, cosa direbbe?

R. – Facciamo presto. Poche parole: diamoci da fare, tutti; ognuno secondo le proprie responsabilità e le proprie competenze, per restituire a questa gente una vita dignitosa e sicura. Vita dignitosa e sicura vuol dire case, chiese, lavoro, servizi.

D. – Nella ricostruzione, nella ripartenza, che ruolo stanno giocando la fede e la speranza?

R. – Direi un ruolo fondamentale. Se noi non teniamo vivo il nostro attaccamento al Signore - o meglio - se noi non attingiamo alla grazia e alla misericordia di Dio il modo di leggere la nostra storia e la nostra realtà, cadiamo nella disperazione.








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