2017-06-16 13:50:00

Almeno 100 morti nel rogo di Londra. La polizia apre indagine


Potrebbero essere oltre cento i morti nel rogo della Grenfell Tower, il grattacielo popolare di North Kensington a Londra, andato in fiamme per un corto circuito ad un frigorifero del quarto piano. Il bilancio ufficiale si ferma per ora a 17 vittime, e decine di feriti ma non c’è ormai speranza di ritrovare in vita i dispersi, al momento 76, tra i quali i due giovani architetti italiani Gloria Trevisan e Marco Gottardi. A 48 ore dall'incendio rimane la rabbia della gente del quartiere, che oggi protesta davanti a Westminster anche contro il premier britannico Teresa May. La polizia nel frattempo ha aperto un’indagine penale ma molti interrogativi restano da chiarire. Il commento di Gianfranco Neri, direttore del dipartimento di ingegneria all’Università Mediterranea al microfono di Cecilia Seppia:

R. – Perché questo sia potuto accadere verrà valutato meglio dai periti, dagli esperti che dovranno esaminare e capire le ragioni intrinseche e strutturali. E’ evidente che c’è qualcosa negli impianti, nell’uso dei materiali, nella disposizione delle barriere antifuoco, delle porte antifuoco, qualcosa che non ha funzionato o magari più di una cosa che poi ha innescato una reazione a catena assolutamente incontrollabile e devastante.

D. – La colpa innanzitutto dei materiali scadenti, ma anche di una mancata cultura dell’abitare e del costruire a misura d’uomo…

R. – Direi proprio di sì. I materiali in sé non hanno colpa, la colpa è di chi  criminalmente li produce, li allestisce, li compone. Io credo che molto probabilmente una parte importante delle responsabilità sia da attribuire alla produzione, tutta improntata al profitto; a chi ha installato questi pannelli, agli imprenditori che si sono fatti carico del lavoro, agli architetti… Ecco, in questo senso, sì, a una cultura che sta dimostrando oltre che delle insufficienze, degli atteggiamenti criminogeni veramente preoccupanti per tutti quanti. E’ chiaro che se questo succede a Londra, succede in una delle città più importanti, in una delle metropoli più importanti e all’avanguardia del mondo, possiamo soltanto immaginare cosa potrebbe essere possibile in altre parti del mondo compresa l’Italia.

D. - Ecco, infatti, sarebbe potuto accadere in Italia, secondo il suo parere?

R. – Credo proprio di sì, anche perché questo edificio di Londra oltretutto era stato recentemente ristrutturato, mentre in Italia noi abbiamo edifici costruiti, dal dopo guerra ad oggi, secondo normative che già al tempo non erano assolutamente sufficienti e che non sono stati poi ripristinati o messi in condizione di sicurezza maggiore.

D. – Questa tragedia è avvenuta in un quartiere popolare, in un quartiere operaio. Nella Grenfell Tower c’erano prevalentemente immigrati, anche due italiani che mancano ancora all’appello… Gente che era lì e pagava anche degli affitti piuttosto alti pur di avere un tetto. Quindi si riapre la questione del diritto alla casa, ad  una casa sicura, dal raggiungimento del quale siamo ancora lontani tanto in Inghilterra quanto in Italia…

R. – Il problema della casa come diritto è stato al centro della discussione politica e sindacale della cultura italiana degli anni '50-'60 che attraverso degli scontri, a volte molto seri, è riuscita ad arrivare ad una sintesi che sono poi le case costruite dall’ente INA-casa e che hanno creato gli ambienti su cui poi le città si sono conformate e che costituiscono delle parti di città dove si riesce a vivere una vita decente e serena. Oggi tutto questo è più difficile perché mancano gli interlocutori o perlomeno gli interlocutori non sono più in grado di trasformare questi argomenti in dibattito, in cultura.

D. - Tragedie che lasciano sgomenti e che potevano essere evitate ma anche tragedie che ci richiamano al grido del Papa a proteggere la casa comune e proteggere la casa comune vuol dire anche costruire a misura d’uomo…

R. – Certo, lei ovviamente fa riferimento all’Enciclica "Laudato sì" e dovrebbe essere secondo me il vademecum di tutti coloro che si occupano dei problemi e si fanno carico dei problemi dell’architettura, della città, dell’ambiente. Dovrebbe essere un libro di testo obbligatorio da dare ai costruttori, agli architetti, alle persone che vanno ad abitare le periferie. Credo che attualmente sia la sintesi e il punto più avanzato cui possa tendere il dibattito sulla città e sull’architettura oggi.








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