2017-06-21 10:13:00

Tajani: guardia alta sul terrorismo, rispettare accordo sui migranti


L'attentato di Bruxelles ha rilanciato il tema della prevenzione degli attacchi terroristici. In Europa si discute di quali misure prendere e di come gestire il fenomeno dell'immigrazione. Proprio a Bruxelles oggi conferenza con il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker e il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. Intervistato da Alessandro Guarasci, il presidente Tajani parla di come gestire il flusso dei migranti e dell'attentato di ieri sera nella capitale belga:

R. - Non bisogna abbassare la guardia. La sconfitta dello Stato islamico sul territorio iracheno e siriano provoca delle reazioni in Europa. Molti foreign fighters stanno tornando, quindi la sconfitta spinge il fanatismo a reagire provocando attentati. Fortunatamente la reazione da parte delle forze dell’ordine mi pare più efficace. Lo è stato a Parigi e lo è stato anche ieri a Bruxelles. E’ stata una sconfitta per i terroristi l’attentato fallito ieri sera alla stazione di Bruxelles, come è stata una sconfitta l’attentato fallito agli Champs-Elysées. Questo vuol dire che l’organizzazione europea e nazionale comincia a funzionare. Non dobbiamo certamente cambiare il nostro modello di vita; cercheranno ancora di compiere attentati ma sono convinto che alla fine la forza della libertà e della democrazia vincerà la violenza del fondamentalismo.

D. - Passando al tema migranti: il piano di ridistribuzione a livello europeo non è andato avanti, che cosa si può fare per farlo davvero implementare?

R.  - Il Parlamento europeo è stato molto duro da questo punto di vista. Abbiamo chiesto alla Commissione Europea di far rispettare l’accordo sottoscritto da tutti gli Stati membri così la Commissione è stata costretta ad aprire una procedura di infrazione nei confronti di tre Paesi, ora ci auguriamo che rispettino le regole perché non si può credere nella solidarietà soltanto quando si deve ricevere e quando si deve dare non si è solidali. I Paesi che oggi non sono solidali sono quelli che nel momento dell’uscita dalla dittatura comunista hanno avuto tanta solidarietà da parte degli altri europei.

D. – Però questi Paesi sembrano rigettare questa procedura di infrazione; insomma, rischiamo uno scontro fra i due polmoni diciamo dell’Europa…

R. - Spero che questo non accada. Domani si riuniscono i capi di Stato e di governo, immigrazione e sicurezza e lotta al terrorismo saranno al centro del dibattito. Quest’oggi il Parlamento europeo organizza un grande evento proprio per dare un messaggio agli Stati membri: non si perda altro tempo per affrontare la questione immigrazione, compresa la questione rifugiati e diritto di asilo perché i cittadini ci chiedono di intervenire rapidamente. Se non vogliamo che i partiti populisti crescano dobbiamo risolvere i problemi: immigrazione, terrorismo e disoccupazione giovanile.

D. – Lei lo ha detto, ha parlato di asilo, ma bisogna cominciare a pensare di cambiare davvero il regolamento di Dublino, perché se n’è sempre molto parlato però quello è e quello rimane ad oggi…

R.  – Il dibattito sulla riforma del diritto d’asilo è in corso. C’è una proposta che il Parlamento europeo sta esaminando. Il voto sarà fatto entro l’estate e ci auguriamo adesso che il Consiglio europeo, cioè gli Stati membri - e domani se ne parlerà - decidano di scegliere rapidamente il percorso della riforma: cioè, siano in sintonia con il Parlamento europeo che sta lavorando alacremente e in tempi rapidi per risolvere il problema. La riforma serve e mi auguro che gli Stati membri si rendano conto dell’importanza del problema.

D. – Non le sembra che a livello europeo manchino accordi stringenti con i Paesi da dove partono i migranti? Mi riferisco ad accordi per una cooperazione davvero genuina in loco…

R. – Assolutamente sì. Noi dobbiamo fare molto di più! In Africa è stato risolto il problema del corridoio balcanico; c’è un problema in Libia, non a caso oggi sarà a Bruxelles il primo ministro libico che noi vogliamo coinvolgere in questa operazione. Ma soprattutto dobbiamo intervenire a lungo termine in Africa dove il cambiamento climatico, Boko Haram, carestie, instabilità politiche, conflitti tribali, rischiano di spingere milioni di persone dall’Africa subsahariana verso il nord del mondo e quindi avere nei prossimi anni in Europa non migliaia di immigrati ma milioni di immigrati. Ecco perché bisogna investire di più. L’Europa sta investendo con un progetto che già prevede un effetto volano di 40 miliardi di euro attraverso un investimento diretto di 4 miliardi di euro, bisogna fare di più e anche il prossimo bilancio comunitario dovrà avere come priorità la questione immigrazione e quindi fare in modo di poter investire ancora di più nel continente africano per risolvere il problema, guardando l’Africa però con occhiali africani e non occhiali europei.

D. – Ad oggi secondo lei la Libia è un interlocutore affidabile? Perché abbiamo visto anche diversi scontri tra la guardia costiera libica e le Ong che pattugliano la costa. Lei pensa che la Libia sia affidabile sotto questo punto di vista?

R. – La Libia vive un momento di grande instabilità, noi lavoriamo perché ci possa essere stabilità ed è importante che l’Europa parli con una voce sola con la Libia perché troppi interlocutori europei rischiano di provocare una divisione all’interno di questo Paese che deve recuperare un’unità e stabilità. Questa è una delle priorità che l’Unione Europea deve affrontare.








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