2017-06-25 14:00:00

La Lituania ha il suo primo Beato martire: è Teofilo Matulionis


La Chiesa ha un nuovo Beato: si tratta di Teofilo Matulionis, arcivescovo di Kaišiadorys, in Lituania, fulgido esempio di eroismo cristiano, morto nel 1962. A presiedere la cerimonia di Beatificazione, avvenuta oggi a Vilnius, il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Francesco. Il servizio di Giada Aquilino:

Teofilo Matulionis nacque il 22 giugno 1873 a Kudoriškis, da una famiglia contadina di profonda fede cattolica. Rimasto orfano di madre, da bambino mostrò grande passione per lo studio. Fu ordinato sacerdote il 4 marzo del 1900. Nella città russa di San Pietroburgo si occupò della costruzione della chiesa del Sacro Cuore del Salvatore, ma i lavori furono interrotti a causa della Rivoluzione Bolscevica dell’ottobre del 1917. Nel 1923 padre Matulionis venne arrestato per la prima volta assieme ad altri religiosi e condannato a tre anni di prigione. Venne poi scarcerato grazie all’intervento dei suoi parrocchiani. Diventò parroco della chiesa del Sacro Cuore. Il 28 dicembre 1928, con il consenso di Pio XI, venne clandestinamente nominato vescovo titolare di Matrega e coadiutore dell’amministratore apostolico di quella che aveva assunto il nome di Leningrado, oggi San Pietroburgo. Il 9 febbraio 1929, sempre in maniera clandestina, ricevette l’ordinazione vescovile.

Gli arresti prima, l'udienza in Vaticano poi
Nel novembre dello stesso anno venne arrestato per la seconda volta e condannato a dieci anni di campi di concentramento nelle Isole Solovki, nel Mar Bianco. Nel maggio 1933 venne condannato ad un anno d’isolamento punitivo con l’obbligo dei lavori forzati. Liberato qualche mese dopo, il 24 marzo 1934 fu ricevuto in udienza in Vaticano da Pio XI. Tornato in Lituania, fu nominato vescovo ausiliare di Kaunas e cappellano supremo dell’Esercito, carica che ricoprì per poco tempo, per via dell’invasione sovietica del 1940. Nel 1943, sotto l’occupazione tedesca, fu nominato vescovo di Kaišiadorys. Un anno dopo, le truppe sovietiche invasero di nuovo la Lituania e il regime comunista iniziò subito la persecuzione della Chiesa.

Nessun compromesso col regime
Il vescovo fu arrestato per la terza volta e condannato a 7 anni di prigione. Quando uscì dal carcere, nonostante l’età avanzata e i gravi problemi di salute, s’impegnò nell’amministrazione della diocesi di Kaišiadorys e nella sistemazione degli affari della Chiesa lituana, esortando gli amministratori diocesani e i sacerdoti a non scendere a compromessi con il regime. Nel 1962, Giovanni XXIII concesse a mons. Matulionis la dignità di arcivescovo. In seguito ad una perquisizione alquanto severa nella casa in cui alloggiava, il 20 agosto 1962 il nuovo Beato morì.

Il decreto riguardante il martirio
Il 1° dicembre 2016 Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto riguardo il martirio di Teofilo Matulionis. Ce ne parla il cardinale Angelo Amato, Prefetto della medesima Congregazione:

Martirium propter aerumnas carceris significa che la morte fu causata dalle sofferenze del carcere. Le lunghe e penose degenze nelle prigioni, nei campi di concentramento, nei domicili coatti si protrassero per rutta la vita del Beato e sfinirono a poco a poco la sua forte fibra di sacerdote e di pastore. Ma le privazioni e le torture, non piegarono la sua volontà di bene. In quel periodo di buio della coscienza retta, ostilità dei nazisti e dei comunisti non aveva alcuna giustificazione razionale. Era solo era il frutto dell'odio verso il Vangelo di Gesù e la Chiesa”.

Mons. Matulionis sopportò in vita umiliazioni e disagi di una prigionia lunga, ingiusta e disumana, mette ancora in evidenza il cardinale Amato:

Fu la grazia di Cristo che gli conferì la forza e il coraggio di perseverare saldo nella fede. Questa lealtà al Vangelo è testimoniata da molti che videro in lui un ‘vero uomo di Dio’ e un ‘Santo’. Nel campo di concentramento si comportava da sacerdote pio e sereno, totalmente affidato alla Divina Provvidenza. I persecutori si accorsero del suo eroismo. Ad esempio, quando il comandante russo apprese la notizia della sua morte, esclamò: ‘Era veramente un uomo’! Anche il responsabile del sistema repressivo sovietico disse preoccupato: ‘Non si esclude che in futuro il Vaticano lo dichiari ‘Santo’ e in questo caso la sua tomba diventerà un luogo da visitare per i pellegrini’. Una previsione pienamente avverata”.

Quella odierna è stata la prima Beatificazione avvenuta in Lituania e anche la prima di un martire lituano, celebrata a trent’anni dalla beatificazione nel 1987 di mons. Giorgio Matulaitis, presieduta da San Giovanni Paolo II in San Pietro, in occasione del 600.mo anniversario della cristianizzazione della Lituania. L’esempio di mons. Matulionis rimane attualissimo soprattutto per i ragazzi del suo Paese: non a caso la cerimonia di Beatificazione è avvenuta nella Giornata nazionale dei giovani. Ce ne parla mons. Jonas Ivanauskas, terzo successore di mons. Matulionis a Kaišiadorys, intervistato dal collega del programma lituano della nostra emittente, Saulius Augustinas Kubilius:

La volontà di Dio, la fedeltà al Vangelo, alla Chiesa, al Santo Padre, alla Santa Sede, ma anche la forza: il carattere molto umile, molto amabile, con la forza, il non avere paura. Mons. Teofilius sottolineava sempre la fiducia: non avere paura, il Signore sempre ci sta vicino, il Signore sempre è con noi”.








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