Il Papa ha salutato oggi in Vaticano i membri della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori. Questa un'ampia sintesi delle parole del Pontefice:
L'importanza della prevenzione
L’impegno della vostra Istituzione costituisce per la società una duplice ricchezza.
Da una parte, con la molteplicità dei suoi servizi, contribuisce a formare nelle persone
e nelle famiglie uno stile di prevenzione: cioè favorisce la mentalità che la prevenzione
oncologica è anzitutto uno stile di vita. Al tempo stesso, insieme a tantissime e
diverse realtà in Italia, alimentate il volontariato, cioè un’espressione emblematica
di quella gratuità che dovrebbe incidere sempre più nel vissuto quotidiano.
Volontariato e gratuità
La vostra opera rappresenta uno strumento molto utile di sensibilizzazione e di formazione.
C’è tanto bisogno di diffondere una cultura della vita, fatta di atteggiamenti, di
comportamenti. Una vera cultura popolare, seria, accessibile a tutti, e non basata
su interessi commerciali. Più in particolare, le famiglie hanno bisogno di essere
accompagnate in un cammino di prevenzione; un cammino che coinvolge le diverse generazioni
in un “patto” solidale; un cammino che valorizza l’esperienza di chi ha vissuto, insieme
ai propri familiari, il faticoso percorso della patologia oncologica.
Fondamentale l'aiuto alle famiglie
Altrettanto preziosa è la collaborazione del volontariato della Lega Italiana per
la Lotta contro i Tumori con le strutture sanitarie, pubbliche e private; nonché l’aiuto
offerto alle famiglie nell’assicurare l’assistenza, soprattutto nella continuità spesso
logorante e senza soste della quotidianità. Questo
ultimo aspetto costituisce una testimonianza che trova la comunità ecclesiale particolarmente
in sintonia e in condivisione, perché essa è chiamata per vocazione e missione a vivere
il servizio a chi soffre e a viverlo secondo il binomio tipicamente cristiano dell’umiltà
e del silenzio. Infatti il bene si compie ed è efficace soprattutto quando è fatto
senza la ricerca della ricompensa e dell’apparire, nelle concrete situazioni quotidiane
della vita.
La malattia non sia emarginazione
In tale vostro servizio si attua anche un continuo
decentramento verso le periferie. “Periferia”, infatti, è ogni uomo e donna che vive
una condizione di emarginazione; periferia è ogni persona costretta ai margini della
società e delle relazioni, soprattutto quando la malattia ne infrange i ritmi consueti,
come è il caso delle patologie oncologiche. È la periferia a chiamare in causa la
responsabilità di ognuno di noi, perché ogni cristiano, al pari di ogni uomo animato
dal desiderio di verità e di bene, costituisce uno strumento consapevole della grazia. Il “prendersi cura”, testimoniato nella ferialità condivisa
con tante persone ammalate, è una ricchezza inestimabile per la società: ricorda all’intera
comunità civile ed ecclesiale di non aver paura della prossimità, non aver paura della
tenerezza, non aver paura di “perdere tempo” con legami che offrano e accolgano sostegno
e conforto reciproco, spazi di solidarietà autentici e non formali.
Accesso delle cure a tutti
Poiché la salute costituisce un bene primario e fondamentale di ogni persona, è auspicabile
che la prevenzione oncologica possa essere estesa a tutti, grazie alla collaborazione
tra i servizi pubblici e privati, le iniziative della società civile e quelle caritative.
In questo modo, con il vostro specifico contributo, anche in questo settore possiamo
cercare di far sì che le nostre società diventino sempre più inclusive.
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