2017-06-28 13:22:00

UE multa Google: abuso posizione dominante. Barberio: duro colpo a lobby Usa


Multa storica dell’Unione Europea - la più alta mai inflitta - contro il gigante della Rete, Google, accusata di abuso di posizione dominante nell’offerta di prodotti e servizi, a scapito della concorrenza e per questo condannata a pagare 2,4 miliardi di euro nella casse dell’Ue. Se non lo farà entro tre mesi, l’importo aumenterà ogni giorno di circa 10,5 milioni di euro, pari al 5 per cento del suo fatturato mondiale. Una sanzione arrivata dopo un’indagine aperta dall’Antitrust europeo nel 2010. Roberta Gisotti ha intervistato Raffaele Barberio, esperto del settore, fondatore e direttore del Sito web dedicato alla comunicazione “Key4biz”:

D. – Barberio, qualche giornale oggi titola che questa sentenza cambierà la storia del web …

R. – Il dato più rilevante è che cambia la percezione dell’Europa, cioè: l’Europa fino ad oggi ha ‘dormito’ e senza rendersi conto che fosse in corso una guerra commerciale straordinaria tra l’America e tutti gli Stati europei. Che questo cambi il web, resta da vedere; diciamo che c’è una tendenza. Questa grande multa ai danni di Google segue altrettante iniziative di comminamento di pene nei confronti di Apple, di Facebook, di Microsoft. Sono tutti elementi che indicano come si stia risvegliando una consapevolezza europea che si sta liberando dal peso delle lobby.

D. – Ma che cosa ha fatto scattare la multa per Google?

R. – L’azione europea è venuta fuori a fronte di un’iniziativa molto grave e scorretta dal punto di vista commerciale, perché su Internet tutti noi ci rivolgiamo spesso ai cosiddetti comparatori di prezzi: il comparatore di prezzi ci dice qual è il miglior biglietto per andare – per esempio – da Roma a Madrid. In questi servizi commerciali, Google ha anche i propri servizi, che fanno carico alla propria struttura commerciale. Nel momento in cui io vado su Google e faccio una ricerca e Google mette nelle prime posizioni i propri servizi, non fa altro che un danno a coloro che operano nello stesso mercato e che vengono penalizzati, perché vengono messi nella terza, quarta o quinta pagina del risultati di ricerca. E comparire nella prima pagina delle ricerche di Google copre già il 95% delle richieste. In più, c’è anche un altro aspetto che aggrava ancor di più la posizione di Google: quando io ho bisogno di un comparatore di ricerca, quindi ancor prima di fare la vera e propria comparazione dei servizi, Google non faceva altro che mettere ai primi posti i propri comparatori di ricerca.

D. – Google dovrà – oltre che pagare la multa – correggere le modalità di risposta alle ricerche degli utenti, quindi dovremo poi seguire che cosa accadrà …

R. – Google avrà 90 giorni di tempo: ha già fatto sapere che non è d’accordo e che farà di tutto per dimostrare come la propria posizione sia in buona fede. Io penso che non ci riuscirà: non ha alcun elemento per riuscire in questo intento. Però, la procedura va rispettata e quindi aspetteremo i 90 giorni; leggeremo le controdeduzioni che Google farà … Ma Google dovrà mettere immediatamente mano alle cose, perché lo stato di fatto precedente era uno stato di fatto che rendeva l’Europa e il mercato dei Paesi europei succubi e in posizione subalterna rispetto a Google. Quindi io credo che dopo i 90 giorni Google probabilmente pagherà una multa forse più contenuta, leggermente più contenuta, ma sarà obbligata a cambiare la musica, perché in effetti è la musica che sta cambiando. E vorrei dire che l’azione della Commissaria europea Vestager è stata un’azione coraggiosa in un contesto in cui altri commissari europei - penso ai commissari come Ansip, Katainen - non hanno fatto pressoché nulla per mettere ordine nelle dinamiche competitive tra le nostre aziende europee e l’accecante competizione, impari competizione fatta – perché fondata su regole scorrette – dai pari competitor americani.

D. – A dir la verità, ci eravamo quasi rassegnati al fatto che i governi non potessero scalfire un potere oramai così consolidato, in pochi anni, da così pochi soggetti. Possiamo però aspettarci ora che altri giganti della rete finiranno nel mirino della Commissione Europea?

R. – La prima considerazione molto importante è che dobbiamo cercare di non arrivare alle sanzioni, perché quando si arriva alle sanzioni vuol dire che il giocattolo si è già rotto. Le istituzioni – specialmente le istituzioni europee – devono agire prima, con sensibilità, mettendo in opera tutte quelle misure di controllo perché le cose non avvengano, perché quando ‘i buoi sono scappati dalla stalla’ è sempre difficile e in qualche modo anche poco utile ricorrere alle multe. Quindi, la prima cosa è la vigilanza. La seconda cosa è che tutto quello di cui noi parliamo ha a che fare con un passato in cui queste grandi società – i cosiddetti giganti del web – sono stati liberi di fare ciò che volevano e dato che quello che è in corso è una vera e propria guerra commerciale – la guerra dell’economia digitale, per essere chiari – la prima regola, quando ci sono dei soggetti economici, è che questi soggetti economici paghino le tasse. Io vorrei ricordare che tutta questa attenzione sta venendo fuori grazie al fatto che vi sono state delle battaglie inizialmente isolate, in qualche modo anche derise nella fase iniziale, per cercare di far pagare le tasse ai giganti del web. Le multe sono poi arrivate anche lì e si sta facendo gradualmente luce su un sistema sul quale le lobby americane che rappresentano i giganti del web sono state capaci di creare una cortina di fumo che non ha aiutato a fare chiarezza. Quindi: a) non bisogna mai rassegnarsi, b) bisogna sostenere le istituzioni perché le istituzioni siano celeri, attente, possibilmente anche premonitrici, cioè si muovano per evitare che i guasti vengano effettuati. E c’è da auspicare che l’atteggiamento dell’Unione Europea diventi, da oggi in poi, più attento in difesa delle prerogative dei cittadini europei e innanzitutto delle imprese europee che hanno bisogno di crescere e di competere sui mercati internazionali.








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