2017-07-01 11:50:00

Siria. A padre Ibrahim Alsabagh il Premio Jan Karski 2017


“Essere segno di speranza in una città morta e senza futuro, vuol dire attingere la speranza alla Fonte di vita e di Speranza, che è Gesù Cristo. I nostri occhi hanno visto la realtà crudele […] in questi momenti difficili, è stato solo nella speranza in Dio che abbiamo trovato la forza per andare avanti”. È quanto ha sottolineato p. Ibrahim Alsabagh, 44enne francescano, guardiano e parroco della parrocchia latina di Aleppo, vincitore dell’edizione 2017 dello Jan Karski's Eagle Award, premio dedicato alla memoria del celebre avvocato e attivista polacco, fra i primi a raccontare il dramma della Polonia sotto il dominio nazista.

Testimone e voce del conflitto siriano e del dramma di Aleppo
Il riconoscimento, conferito a personalità che si distinguono nel “servizio umanitario” per gli altri, è stato assegnato nei giorni scorsi a Cracovia, in Polonia alla presenza dell’arcivescovo emerito della città, il card. Stanisław Dziwisz. Il sacerdote ha ricevuto il premio - così recita la motivazione ufficiale - per aver “portato speranza a un mondo senza speranza e alle persone dimenticate”. Nel discorso di ringraziamento - inviato ad AsiaNews - p. Ibrahim ha sottolineato che l’onorificenza è “un incoraggiamento nella battaglia per il mio popolo, nella mia missione di portare alla mia gente l’aiuto, la consolazione, la speranza”. Egli ha ricordato ancora il “dovere morale” che egli ha avvertito in questi anni di “fare conoscere a tutto il mondo la situazione tragica (del popolo siriano)”, offrendo per questo fine “la mia vita e tutto quello che ho”. Il sacerdote è stato a lungo testimone e voce del conflitto siriano e del dramma di Aleppo, epicentro del conflitto siriano e per anni divisa in due settori separati fra loro, fino alla liberazione finale del dicembre scorso.

La storia del popolo siriano simile a quella del popolo polacco
“La storia del popolo siriano - ha ricordato il parroco di Aleppo - è molto simile alla storia del popolo polacco, che per un certo periodo di tempo ha sofferto […] Tante persone, tante famiglie siriane, come Giobbe nella Bibbia, hanno perso tutto in un solo istante, il compimento di un’intera vita: casa, famiglia, salute. Il 70% delle famiglie sono senza casa, senza un riparo. Intorno alla città la guerra continua. Di notte, sentiamo i bombardamenti e i rumori degli spari. Di tanto in tanto, la strada principale – e anche l’unica – per Aleppo è chiusa per i combattimenti”.

La premiazione presieduta dal card. Dziwisz
Consegnando il premio a p. Ibrahim il card.  Dziwisz ha sottolineato che esso tiene conto non solo “delle funzioni e i doveri compiuti dal premiato a motivo della sua vita sacerdotale e religiosa”, ma anche per aver saputo “portare la speranza in un mondo senza speranza”. Il porporato ricorda che “nonostante gli fosse offerto un posto al sicuro in Europa”, il parroco di Aleppo “ha deciso di ritornare in patria, nella Siria prigioniera della guerra da più anni. Ha fatto ritorno per consacrarsi, a rischio della propria vita, al servizio pastorale di Aleppo, che è tuttora una delle città della Siria distrutte, praticamente sprovvista di tutto ciò che è necessario per la sopravvivenza”.








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