2017-07-02 12:29:00

Sud Sudan. Sette milioni di persone a rischio fame ed epidemie


In Sud Sudan è sempre più grave la crisi umanitaria. Sette milioni di persone rischiano di morire di fame ed epidemie ed oltre un milione e mezzo di sfollati fuggono da guerra e violenza. In questo contesto anche gli aiuti delle organizzazioni internazionali hanno difficoltà ad arrivare. Federico Piana ha raccolto di testimonianza di suor Laura Germignani, responsabile dell’ospedale comboniano della città di Nzara:

R. – Credo che la possibilità di poter operare ancora nel nostro ospedale sia veramente un miracolo, perché siamo isolati – le strade non sono praticabili perché sono molto pericolose – e l’ospedale riesce a funzionare grazie alla disponibilità dei sud-sudanesi stessi, dei nostri infermieri, del dottore che è ugandese e opera 24 ore su 24 nell’ospedale, riesce a coordinare le varie realtà; suor JeanFrancis, una sorella ugandese che è la responsabile dal punto di vista del nursing nell’ospedale. Riusciamo a lavorare, dicevo, con l’aiuto e il supporto di molte persone, per esempio: coloro che con l’elicottero ci portano le medicine dall’Uganda a Yambio, perché via terra sarebbe quasi impossibile, in quanto la strada che arriva a noi e tappezzata di ribelli: ribelli che a loro volta sono affamati, arrabbiati, armati.

D. – Sono sette milioni di persone che soffrono la fame: donne, bambini …

R. – Noi abbiamo ricoverato circa 1.200 bambini che erano a rischio di morte proprio per la fame: non mangiavano da diversi giorni perché le mamme scappano con loro in foresta. Quindi, in questa situazione, seguire i più piccoli è abbastanza difficile. Grazie a Dio e grazie alla World Health Organization, ci hanno rifornito di un po’ di latte che è un cibo molto ricco fatto con le noccioline americane, con le arachidi … Insomma, facciamo quello che possiamo: veramente, tante gocce messe assieme che ci aiutano ad aiutare. Tempo fa – l’abbiamo saputo – anche una nostra missionaria è stata uccisa a Yeli, nell’ambulanza, mentre trasportava dei malati dall’ospedale al “Centre”, e viceversa. Non se ne sa il perché …

D. – Vi aspettate, prima o poi, la visita del Papa? Ci sperate?

R. – Io vorrei avere la certezza, ma almeno ho la grande speranza. E se la situazione migliora un pochino e c’è un minimo di sicurezza, la determinazione del Papa è grande e lo aspettiamo a braccia aperte: è il nostro papà …








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