2017-07-04 14:17:00

Migranti, Austria: chiudiamo il Brennero. Profughi siriani a Roma


Dimostreremo solidarietà all’Italia sui migranti, così oggi il presidente della Commissione europea Juncker; di contro però i Paesi dell’Ue continuano a dimostrare la volontà di chiudersi all’accoglienza. A Roma giunti 52 profughi siriani con i corridoi umanitari. Francesca Sabatinelli:

Dopo il no di Francia e Spagna all’apertura dei porti all’arrivo dei migranti, ora tocca all’Austria manifestare il suo stop all’accoglienza dei profughi. "Siamo pronti a difendere i confini del Brennero se necessario": ha dichiarato il ministro degli Esteri  Kurz, che ha definito giusti i preparativi per i controlli alla frontiera con l’Italia. 750 i militari che potrebbero essere impiegati, mentre quattro mezzi corazzati delle forze armate austriache sarebbero già stati portati al valico. Immediata la reazione della Farnesina, che ha convocato l’ambasciatore di Vienna a Roma. Sono stati oltre centomila tra migranti e rifugiati le persone che sono arrivate in Europa via mare dall’inizio del 2017, i numeri sono stati riferiti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, dopo che le Nazioni Unite avevano già certificato che il flusso non è destinato a diminuire. All’Italia serve l’aiuto dell’Unione europea, sottolinea l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, che chiede maggiore solidarietà da parte degli altri Paesi. Dimostreremo solidarietà all’Italia, questa la convinzione del Presidente della Commissione europea Juncker, chiamata oggi a deliberare in materia di migrazione.  La solidarietà con l’Italia, che dimostra un atteggiamento eroico, è d’obbligo, ha dichiarato Juncker. Sono intanto giunti a Roma altri 52 profughi siriani, provenienti dal Libano, grazie al corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio e dalle Chiese protestanti italiane. Da febbraio ad oggi sono arrivate in Italia oltre 850 persone in sicurezza e legalmente. Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio:

R. – Ci sono anche delle risposte e non solo domande e problemi alla crisi migratoria che stiamo vivendo. E’ un problema epocale ed è una questione che va affrontata dando anche delle risposte positive. I corridoi umanitari sono una di queste e quindi crediamo che debbano essere riconosciuti come una via possibile perché almeno le persone che vivono in stato di vulnerabilità possano avere un futuro per la loro vita.

D. – 52 persone siriane, provenienti dal Libano: chi sono?

R. – Veramente è stato toccante accoglierli, incontrarli, su 52, 34 sono bambini tra cui una bambina che ha bisogno di un trapianto di reni che è già stato previsto in un ospedale di Torino, una bambina di 10 anni. Sono situazioni che ci dicono la sofferenza da cui vengono queste persone: la guerra in Siria, di cui ci siamo dimenticati ma che continua a produrre ancora sofferenze e vittime. Noi siamo intenzionati a rinnovare l’accordo con i ministeri dell’Interno e degli Esteri, per aprire a nuovi mille arrivi nel prossimo anno, visto che l’esperienza è stata così fortemente positiva.

D. – La Comunità di Sant’Egidio, oltre all’apertura di questi corridoi umanitari, però, si sta facendo promotrice anche di un appello all’Unione europea, cioè quello di ricorrere a una direttiva dell’Unione sulla protezione temporanea. Cosa significa, e che cosa prevede?

R. – Nel 2001, dopo che ci fu la grande crisi migratoria dai Balcani, l’Europa si dotò di questa direttiva che, a partire dal principio di solidarietà che è alla base dei nostri Trattati europei, chiede che i Paesi europei in maniera solidale si occupino e accolgano persone nei momenti in cui ci sia un afflusso massiccio di sfollati, quindi che ci sia una ripartizione tra i Paesi europei di questo afflusso massiccio. Dunque, questa direttiva ci libererebbe da quelle sabbie mobili, da quel cappio che è diventato Dublino III, per cui l’Italia deve assumersi il peso dell’accoglienza di tutte le persone che vengono salvate in mare, sarebbe una ridistribuzione in tutti i Paesi europei e darebbe una protezione temporanea, per un anno, a queste persone il cui percorso sarà valutato nei vari Paesi, se accoglierli o respingerli.

D. – Resta il fatto però che i singoli Paesi dell’Unione europea continuano a manifestare assolutamente la totale indifferenza di fronte al fatto che l’Italia abbia chiesto aiuto. Francia e Spagna hanno detto “no” ai loro porti aperti ai migranti; Vienna ha minacciato di mettere centinaia di soldati al confine con il Brennero. La situazione non è di quelle che fanno pensare che la direttiva possa essere applicata …

R. – Io questo non lo credo tanto, prima di tutto facciamo valere questa direttiva europea. Non è che chiedere di aprire i porti si fondi su qualche particolare legge, era stato chiesto soltanto un gesto di buona volontà che non è stato fatto, e quindi l’Italia deve prenderne atto. Però almeno l’Italia deve farsi portavoce di una direttiva che tutti – o almeno quasi tutti – i Paesi europei hanno sottoscritto; e poi si vedrà. Occorre mettere ciascuno di fronte alle proprie responsabilità, altrimenti, se vogliamo fare la voce grossa, c’è anche un’altra possibilità: dare noi italiani a tutti quelli che ospitiamo nel nostro Paese la protezione temporanea. Significherebbe dare il permesso di soggiorno a tutte le persone che poi avrebbero libera circolazione in Europa. Questa sarebbe più una minaccia per i Paesi europei, me ne rendo conto, ma prima di fare la voce grossa sui porti – che è anche giusto – converrebbe utilizzare le direttive europee.








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