2017-07-04 13:55:00

Il vicario apostolico: crisi del Qatar, soluzione non vicina


Si inasprisce la crisi tra i Paesi arabi e il Qatar, accusato di appoggiare il terrorismo. Dopo che l’Emirato ha rifiutato la lista delle “13 esigenze” presentate da Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrain – secondo alcune fonti – sono probabili nuove sanzioni. Tra le richieste figurano l'interruzione dei rapporti con qualsiasi gruppo terroristico, tra cui i Fratelli Musulmani, la riduzione dei rapporti con l'Iran e la chiusura dell'emittente al Jazeera. Intanto nel Qatar, sottoposto a sanzioni, la vita sta diventando difficile, anche per la piccola comunità cristiana. Giancarlo La Vella ne ha parlato con mons. Camillo Ballìn, vicario apostolico dell'Arabia Settentrionale:

R. - La questione è politica, non è religiosa e quindi noi continuiamo come al solito, non abbiamo nessuna limitazione. L’unico problema è che, per andare in Qatar, bisogna passare attraverso il Kuwait. Dal punto di vista pratico questo embargo provoca poi la perdita di lavoro per parecchie persone. Quindi tanti sono già partiti a causa del prezzo del petrolio, altri partiranno e così si riduce un po’ il numero di chi resta.

D. - Quindi di fatto non ci sono state pressioni nei confronti della comunità cristiana  a lasciare il Paese …

R. – Assolutamente no. La questione è solo politica, non ha nulla a che fare con la Chiesa, con la religione.

D. - Che difficoltà ci sono in genere, a causa di questo embargo deciso dai Paesi arabi nei confronti del Qatar, nella società qatariota?

R. - Purtroppo saranno persi parecchi posti di lavoro, uffici chiusi, compagnie che non possono lavorare a causa dell’improvvisa situazione che si è creata. Credo che l’unico svantaggio sia questo, la perdita di posti di lavoro. In Qatar non manca niente, perché l’Iran e la Turchia sono impegnate a fornire tutto ciò di cui il Paese ha bisogno. Il problema è che queste importazioni sono più care di prima, quindi chi ci rimette sono ancora una volta coloro che hanno meno soldi, i poveri.

D. - C’è la speranza che questa crisi imbocchi una via del dialogo, che in qualche modo si risolva?

R. - In questi giorni ci sono riunioni al Cairo dei quattro Paesi che hanno deciso l’embargo al Qatar e vediamo cosa uscirà fuori. Ma non vedo una soluzione molto vicina, è anche una questione di orgoglio personale, nel senso che anche il Qatar, se accetta queste 13 richieste, diventa un vassallo dell’Arabia Saudita. È difficile. Adesso hanno prolungato di 48 ore la risposta del Qatar alle 13 condizioni poste, ma possono posticipare anche di un mese, non cambia nulla. È come se si chiedesse a Londra di chiudere la Bbc o all’Italia di chiudere la Rai. Insomma, è difficile che il Qatar accetti di chiudere Al Jazeera. D’altra parte questi Paesi hanno detto che sono condizioni non negoziabili. Mi sembra un po’ troppo, insomma.








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