2017-07-05 14:02:00

Migranti: nel 2016 record per la rotta del Mediterraneo centrale


Nel 2016 la rotta del Mediterraneo ha registrato un numero record di migranti, soprattutto dall’Africa subsahariana, occidentale e dal Corno d’Africa. A indicarlo è il rapporto annuale dell’Easo, l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo, che certifica anche che in Italia lo scorso anno si è avuto il boom di richieste d’asilo. Intanto continua la crisi tra Italia e Austria. Francesca Sabatinelli :

Oltre 181mila migranti, un più 18% rispetto al 2015. Sono questi i numeri che hanno fatto del Mediterraneo centrale, lo scorso anno, la “principale rotta d’accesso per i migranti africani verso l’Unione europea, con l’Italia come principale punto d’ ingresso”. L’Easo spiega il dato della penisola, stimando in un +47%, rispetto all’anno precedente, le domande d’asilo: quasi 123mila, il 9,5% del totale dell’Unione. Ed è sempre l’Italia a registrare il più alto tasso di ‘riconoscimento’ dell’asilo. Il record delle richieste è stato invece in Germania: circa 750 mila. In totale, nell’Unione europea, le domande d’asilo sono state 1,3 milioni, con un calo del 7% guardando al 2015, la maggior parte delle quali avvenute in Germania, Italia, Francia, Grecia, Austria. I richiedenti asilo sono arrivati soprattutto da Siria, Afghanistan, Iraq, Pakistan e Nigeria. Sul piano politico, intanto, in attesa del vertice dei ministri dell’interno dei 28, domani in Estonia, prosegue la polemica tra Roma e Vienna dopo la decisione austriaca di adottare misure anti-migranti alla frontiera del Brennero. L’ambasciatore d’Austria in Italia ha precisato che le misure verranno prese solo in caso di emergenza, mentre per il momento i blindati che gli austriaci avevano minacciato di schierare al confine sono ancora fermi in caserma. Sulla difficile e complicata questione migranti, Luca Collodi ha intervistato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati in Italia:

R. – In questo momento, per quanto riguarda le migrazioni, sembra che ad importare siano gli interessi dei singoli Stati, soprattutto le urne. Quindi, si fa una strumentalizzazione politica di questo fenomeno epocale. Lo stiamo vedendo in Austria, dove le elezioni del prossimo settembre stanno condizionando, così come hanno fatto l’anno scorso, l’atteggiamento del Paese nei confronti delle migrazioni.

D. – Il ministro degli Esteri austriaco sceglie la linea dura contro l'immigrazione…

R. – Viene così smascherato il fatto che, in questo atteggiamento dell’Austria, c’è una strumentalizzazione politica del fenomeno migratorio. Una situazione molto grave che avrà delle ripercussioni non soltanto sui rapporti diplomatici ma sulla modalità di gestione del fenomeno migratorio che non fa altro che alimentare la paura e gli atteggiamenti xenofobi nelle nostre popolazioni. E questo, secondo me, è il dato più grave che non consideriamo fino in fondo.

D. – Papa Francesco ha rilanciato un appello all’Europa per una cultura dell’accoglienza e della solidarietà verso i migranti, nel rispetto delle leggi dei Paesi di arrivo. Padre Ripamonti, le leggi ci sono e se applicate possono regolare i flussi migratori anche in modo rigoroso. Ma gli Stati sembrano non vederle e affrontano il tema in una perenne emergenza…

R. – Esattamente, infatti il Papa solleva la questione dell’integrazione. Il futuro delle nostre società sarà un futuro multietnico e multiculturale, quindi bisogna lavorare fin da subito per l’integrazione. Grazie a Dio c’è Papa Francesco, che è l’unica voce profetica in questo momento in cui l’oscurantismo della politica europea sembra non vedere quello che è il reale problema: quello dell’integrazione e della convivenza di cittadini di vecchia data e di persone che arrivano nei nostri territori. Occorre creare quella sinergia e quella sintonia di persone che poi darà la vita alle nuove società del futuro.

D. – Padre Ripamonti, domenica è stato annunciato un accordo tra Francia, Spagna e Italia sui migranti. Il lunedì, Francia e Spagna hanno smentito l'accordo e l'apertura dei loro porti alle navi di migranti. Che tipo di rapporti ci sono tra i Paesi?

R. – Ci sono dei rapporti strumentali. Ancora una volta, se c’è un interesse effettivo di un ritorno effettivo nel singolo Paese, si prende una direzione, altrimenti se ne prende una diversa, senza tener conto di quel che si è detto il giorno prima. Quello che sta a cuore non è tanto il bene delle persone, ma gli interessi. E ci si sta concentrando sui rimpatri, sull’aumento degli hotspot, quindi su una politica di chiusura piuttosto che su una politica di più ampio respiro, che affronti il tema delle migrazioni e delle migrazioni forzate con il respiro che la situazione mondiale attuale richiederebbe. Perché, e non dimentichiamolo, le persone scappano, si mettono in viaggio? Perché c’è una ingiustizia nel mondo che sta creando delle forbici sociali così ampie che le persone non possono restare nei loro Paesi. E quindi se non affrontiamo il problema in modo ampio ma grettamente, nell’interesse dei singoli Paesi, non andiamo da nessuna parte.








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