In Bolivia non è mai stato approvato il matrimonio tra persone dello stesso sesso. I vescovi del Paese latino-americano lo ribadiscono con fermezza in un comunicato pubblicato dopo che negli ultimi giorni una sentenza del Tribunale Supremo Elettorale ha stabilito che una persona che cambia la propria identità sessuale possa contrarre legalmente un matrimonio.
Tribunale ha oltrepassato proprie competenze
Molti mezzi di comunicazione hanno salutato il pronunciamento come un via libera alle
nozze gay nel Paese. Tuttavia secondo l’episcopato boliviano i giudici sono andati
oltre le loro competenze fornendo un’arbitraria interpretazione della controversa
legge sull’identità di genere. Su quest’ultimo provvedimento, che consente il cambio
di identità alle persone che si riconoscono nel sesso opposto – ricordano i presuli
– pende un ricorso per incostituzionalità presentato nel 2016.
Legge su identità di genere non modifica il matrimonio
La Costituzione boliviana – precisano – quando definisce il matrimonio come l’unione
di un uomo e di una donna, si riferisce alla realtà biologica sottostante alla mascolinità
e alla femminilità e non ad una percezione individuale dell’identità sessuale. La
sentenza del Tribunale Supremo Elettorale è dunque arbitraria per la Conferenza Episcopale
Boliviana (CEB), non essendosi pronunciati nel merito né il Tribunale Costituzionale
Plurinazionale e ne’ l’Assemblea Legislativa Plurinazionale.
Tenere conto dell’identità culturale del popolo boliviano
“Come Chiesa Cattolica – si legge nel comunicato – lamentiamo che sia stata presa
questa decisione senza tenere conto delle culture originali e della profonda identità
cristiana del nostro popolo e senza che ci sia stato alcun dibattito.
Appello ecumenico per la difesa del matrimonio tra uomo e donna
I presuli informano inoltre di avere presentato insieme alle Chiese Evangeliche una
richiesta al Tribunale Costituzionale affinché sia riservata una tutela particolare
al matrimonio tra uomo e donna. Il matrimonio eterosessuale infatti – argomentano
– è l’unico riconosciuto dalla Costituzione non sulla base di motivazioni religiose,
ma di argomentazioni razionali: esso infatti è fondamentale per il bene comune della
società e l’educazione dei figli. Il punto di vista cristiano – spiegano i vescovi
– non è discriminatorio. “Come Chiesa rispettiamo ogni persona indipendentemente dall’orientamento
sessuale, ma crediamo che solo un’unione eterosessuale costituisca la base biologica
della famiglia e della società”. (A cura di Paolo Ondarza)
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