2017-07-09 11:52:00

Ancora guerra in Sud Sudan a sei anni dall'indipendenza


Il Sud Sudan celebra questa domenica il 6° anniversario dell’indipendenza del 9 luglio 2011. Tante allora le aspettative per il giovane Stato, tra i più ricchi di petrolio e di materie prime. La realtà è stata ben diversa: il conflitto etnico, causato nel 2013 dallo scontro tra il presidente, Salva Kiir, e l’ex suo vice, Riek Machar, è ancora storia di questi giorni. Gravissima la ricaduta umanitaria. Gli ultimi dati dell’Unicef parlano di più di 2 milioni di bambini in fuga. Sul Sud Sudan, dove pace e prosperità sono ancora un miraggio, Giancarlo La Vella ha intervistato Massimo Alberizzi, direttore del quotidiano on line “Africa-Express.info”:

R. - Durante la festa dell’indipendenza, quel 9 luglio del 2011, ero lì e ci immaginavamo che questo Paese sarebbe finalmente decollato verso la pace. Purtroppo gli appetiti di alcuni leader e quelli delle multinazionali hanno fatto in modo che pochi anni dopo scoppiasse di nuovo la guerra, una guerra terribile, che in questo momento sta distruggendo praticamente il Paese, perché ci sono massacri continui, gente in fuga, rifugiati, Non è neanche possibile sfruttare le risorse minerarie, che così tanto avevano stimolato gli appetiti di chi ha scatenato questa guerra. Probabilmente chi l’ha causata pensava di risolvere tutto in pochi giorni, di impadronirsi di tutto, ma in realtà non è stato così: la guerra c’è ancora, ci sono giacimenti di petrolio che comunque vengono sfruttati in qualche modo, ma sempre con grosse difficoltà e soprattutto con le pene della popolazione civile.

D. - Proprio su questo aspetto, il tutto è aggravato da una crisi umanitaria che sta diventando incontrollabile. Chi si deve muovere a questo punto?

R. - Forse in questo momento è la crisi più grande del pianeta. Chi si deve muovere? Le grandi potenze, le Nazioni Unite, ma soprattutto bisogna convincere i leader a farsi da parte. Non si possono avere degli attori che sono lontani, che sono magari nei palazzi del potere dei Paesi occidentali oppure in Cina ed India. E poi invece c'è la manovalanza locale, su cui questi leader guadagnano immense ricchezze. Non dimentichiamoci - e questo non vale solo per il Sud Sudan, vale anche per l’Africa in generale - che gli uomini più ricchi del mondo ormai sono i politici, alcuni dei politici ovviamente, che vivono nei Paesi africani.

D. - Possibilità di innescare un dialogo ci sono o è veramente utopia in questo momento?

R. - Anche le Nazioni Unite hanno tentato varie volte di mettere d’accordo i leader ma non ci sono riuscite. Le possibilità di dialogo sono veramente molto, molto remote in questo momento.








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